Foto: Reuters
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Probabilmente Silvio Berlusconi un primo risultato l’ha già raggiunto: ricompattare il centro destra in una sfida fondamentale per la politica italiana.
Dopo mesi di silenzi e contrasti, Giorgia Meloni e Matteo Salvini sembrano voler lavorare assieme per fare del Cavaliere il nuovo Presidente della Repubblica, anche se per motivi forse diversi: Fratelli d’Italia punta soprattutto a una vittoria del centro destra nella corsa al Quirinale, la Lega invece sembra più preoccupata di far rimanere a Palazzo Chigi Mario Draghi, l’unico al momento in grado di tenere assieme l’ampia, ma anche litigiosa maggioranza che regge il governo.
Silvio Berlusconi l’ha detto fra l’altro in modo esplicito: “Molti non sembrano intenzionati a votare Draghi – ha dichiarato - perché la sua elezione si tradurrebbe inevitabilmente in elezioni anticipate”. Il leader azzurro avrebbe anche detto che “Forza Italia non si sente vincolata a sostenere alcun governo senza Draghi a Palazzo Chigi, e, nel caso, uscirebbe dalla maggioranza”. La fine anticipata della legislatura viene usata come una sorta di spauracchio per molti parlamentari che, quasi sicuri di non essere ricandidati o eletti, vogliono prolungare al massimo la propria permanenza in Parlamento, e le parole del Cavaliere sembrano fra l'altro porre la parola fine alla speranza, tutt’ora accarezzata dal Pd, di arrivare all’elezione dell’ex numero uno della BCE alla prima votazione, circostanza che innescherebbe una serie di voti a vuoto, rendendo sempre meno prevedibile il nome del prossimo Capo dello Stato.
Una situazione che potrebbe portare all’elezione di un candidato non condiviso da tutte, o quasi tutte le forze politiche, e che favorirebbe proprio il Cavaliere che punta ad entrare in gioco dal quarto voto, anche a costo di forzare la mano.
A Berlusconi è però arrivata la replica del segretario del Pd, Enrico Letta, che lavora per un voto unitario con i 5 Stelle e ha auspicato una smentita da parte del Cavaliere. “Se quelle parole fossero state dette veramente – ha aggiunto - sarebbero molto gravi”. “Noi lavoriamo per trovare un’intesa su un candidato presidente o una candidata presidente condiviso dalla larga maggioranza dei grandi elettori - ha aggiunto Letta -, non un nome divisivo: Berlusconi è un capo partito - ha concluso -, quindi è divisivo, come me, Salvini, Conte”.
Per ora però il Cavaliere non è intenzionato a rinunciare alla corsa al Colle, divisiva o meno che sia: oggi è giunto a Roma per seguire da vicino gli sviluppi sul Quirinale e in settimana potrebbe decidere se confermare o meno la propria candidatura dopo una serie d’incontri con i leader del centro destra. I numeri, anche puntando alla maggioranza assoluta e non ai due terzi dei grandi elettori, sono ancora risicati e il pericolo di soprese nel segreto dell’urna è sempre presente.
Dall’altra parte Draghi ha smesso di parlare dell’argomento: anche nell’ultima conferenza stampa ha pregato i giornalisti di non fare domande sulla corsa al Quirinale, ma intanto ha incassato il sostegno, oltre che del Pd e di parte dei 5 Stelle, anche di Coraggio Italia, 30 parlamentari centristi che però non bastano per quel risultato pieno, l’elezione nella prima giornata, per il quale sono essenziali i voti della Lega e di Forza Italia, che al momento sostengono convintamente il Cavaliere.

Alessandro Martegani