Si spacca la maggioranza di centro destra sul terzo mandato dei governatori. Dare la possibilità ai presidenti di regione, che vengono eletti direttamente dai cittadini come i sindaci, di poter esser rieletti una terza volta, superando l’attuale limite, è da tempo un tema bandiera della Lega.
In regioni come Friuli Venezia Giulia e Veneto governano presidenti come Massimiliano Fedriga e Luca Zaia, che godono di un grande consenso e che, per il Carroccio, andrebbero riconfermati.
Su questo punto il partito di Salvini avrebbe potuto trovare una sponda nel Pd, (anche il partito di Elly Schlein ha governatori popolari e al secondo mandato in Campania, Puglia ed Emilia Romagna), ma non fra i propri alleati. Fratelli d’Italia e Forza Italia si sono infatti smarcati, prima chiedendo il ritiro dell’emendamento presentato dalla Lega in commissione Affari Costituzionali al Senato, e poi votando contro. Voto contrario anche per i partiti di opposizione, Pd e Movimento 5 Stelle, che puntavano a sottolineare la spaccatura, mentre in appoggio alla Lega sono giunti solo i voti di Italia Viva.
La Lega aveva cercato di mediare ritirando l'emendamento per il terzo mandato ai sindaci delle città con più di 15 mila abitanti e lasciando la proposta per i governatori, ma il provvedimento aveva avuto il parere contrario del governo.
Ora la parola passa al Parlamento, ma la tensione rimane fra gli alleati che, forse anche per l’avvicinarsi della campagna elettorale delle europee, dove ognuno corre per sé, non hanno ascoltato l’appello di Fedriga, che aveva invitato a congelare tutto e affrontare l’argomento dopo la tornata elettorale di giugno.
Più esplicito il presidente della Liguria, Giovanni Toti, anche lui al secondo mandato: “Se non si mette ordine sul vincolo del terzo mandato rischiamo nei prossimi due-tre anni di avere un contenzioso tra governo centrale e Regioni quasi infinito” ha detto “perché la Costituzione italiana prevede che gli statuti e le leggi elettorali siano competenza esclusiva delle Regioni. È una decisione che spetta ai territori, agli amministratori dei territori e soprattutto agli elettori”.

"Questo - ha commentato invece il ministro per i rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani - è un tema su cui è normale pensarla in maniera diversa" ma "l’attività del governo non viene toccata da quello che è successo".

Alessandro Martegani