Un vertice ai massimi livelli per cercare di trovare una via d’uscita a una situazione che rischia di metter in ginocchio il comparto siderurgico in Italia.
Il governo ha convocato a Palazzo Chigi i vertici di Arcelor Mittal che hanno annunciato il ritiro dall'accordo che prevedeva l’acquisto dell'acciaieria ex Ilva di Taranto, il maggior impianto siderurgico d’Europa.
La decisione, motivata ufficialmente dalla revoca del cosiddetto scudo penale, il provvedimento che metteva la multinazionale dell’acciaio al riparo da conseguenze giudiziarie per i pregressi reati ambientali, rischia di far saltare quasi 15 mila posti di lavoro calcolando anche l’indotto.
A Palazzo Chigi lo stesso premier Giuseppe Conte, con i ministri Patuanelli, Provenzano, Speranza, e Bellanova ha incontrato il patron del gruppo, Lakshmi Mittal.
Il governo, come anticipato dallo stesso Conte, ha chiesto il rispetto degli impegni contrattuali ritenendo che non ci siano giustificazioni per sottrarsi. “Faremo di tutto – ha detto - per far rispettare gli impegni”. L’esecutivo starebbe anche pensando d’inserire alcuni emendamenti nel Decreto Fiscale, con l’obiettivo di reintrodurre lo “scudo penale”, e disinnescare la crisi.
ArcelorMittal ha definito lo scudo, “essenziale”, per proseguire, ma intanto ha già avviato la procedura per restituire ai commissari straordinari i 12 stabilimenti Ilva, oltre a Taranto anche Genova, Novi Ligure, Milano, Racconigi, Paderno, Legnano, e Marghera. La parola quindi passerà al giudice del tribunale di Milano che sarà chiamato a esaminare la richieste di recesso.
I sindacati intanto si stanno già muovendo: non credono che la società voglia lasciare solo per lo scudo penale, e guardano piuttosto al calo del mercato dell’acciaio che avrebbe spinto la multinazionale a rinunciare. La Fim-Cisl ha già proclamato lo sciopero, mentre Uilm e Fiom hanno deciso di attendere l’esito delle trattative prima di prendere delle decisioni.

Alessandro Martegani


Foto: MMC RTV SLO
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