Dopo l'arresto di Cesare Battisti, un altro terrorista latitante all'estero potrebbe tornare in Italia in manette. Si tratta di Narciso Manenti, condannato all'ergastolo per essere stato alla guida del commando di Guerriglia Proletaria che il 13 marzo del '79 ha ucciso il carabiniere Giuseppe Gurreri. Manenti è riparato in Francia, ma su di lui pende un ordine d'arresto europeo che i magistrati parigini stanno vagliando.
Un anno e mezzo fa la Procura di Bergamo ha emesso un mandato di cattura europeo nei confronti di Manenti e dopo qualche mese l'Autorità giudiziaria francese ha chiesto un supplemento di atti ai magistrati bergamaschi. I pubblici ministeri hanno fornito i chiarimenti a novembre ed ora sono in attesa di una risposta che potrebbe ribaltare la decisione della Corte d'appello di Parigi, che nel 1987 respinse la richiesta di estradizione avanzata dall'Italia.
Manenti è condannato all'ergastolo per l'omicidio, avvenuto a Bergamo nel 1979, del carabiniere Giuseppe Gurreri, all'epoca 50enne, davanti al figlio. Attualmente il terrorista vive da uomo libero in Francia, con moglie e tre figli e gestendo un'impresa di servizi a domicilio. Recentemente Manenti ha dichiarato che "dopo quarant'anni si potrebbe trovare una soluzione a questa vicenda", magari con un'amnistia generale perché "nella vita bisogna andare avanti" ed ha giustificato tale richiesta spiegando che anche i familiari delle vittime, sono i primi a soffrire quando si va a rivangare nel passato.
Manenti si professa comunque innocente, negando di aver fatto quanto a lui attribuito.
Il terrorista sostiene inoltre di non ricordare cosa lo spinse a imbracciare le armi negli Anni di Piombo ed aggiunge di non pensare mai a quella storia ormai passata.
Dopo l'arresto di Battisti e le promesse di Salvini di portare nelle carceri italiane anche altri terroristi ancora latitanti Manenti ostenta comunque sicurezza, dicendosi certo che la conclusione della sua vicenda sarà diversa perché la Francia è uno stato laico e di diritto dove c'è una giustizia molto diversa da quella del Brasile e della Bolivia.

Davide Fifaco

Foto: Reuters
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