Foto: Reuters
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Il Paese europeo con il più alto numero di Neet, ovvero giovani dai 15 ai 34 anni che non lavorano e non studiano, è l’Italia. Nel 2020 erano più di 3 milioni, con una prevalenza femminile di 1,7 milioni, e l’incidenza raddoppia al Sud rispetto al Nord. I dati sono stati presentati nel rapporto “Neet tra disuguaglianze e divari. Alla ricerca di nuove politiche pubbliche”, assieme ad una serie di raccomandazioni destinate al nuovo Governo e al Parlamento, per cercare di indirizzare le politiche nazionali e territoriali per i giovani.

La più alta presenza di Neet che non seguono una formazione professionale e non lavorano è nel Sud Italia: tutte le regioni hanno dei dati significativi, ma le quote più importanti si trovano in Sicilia, Calabria e Campania. Nel centro Italia, il Lazio ha l’incidenza superiore e riguardo il Nord ci sono Liguria e a seguire Piemonte e Valle d’Aosta. Un altro dato caratterizzante è che i Neet sono in prevalenza donne, dato che resta invariato da diversi anni, dimostrando che per loro è difficile uscire da questa condizione. La motivazione della loro inattività viene legata alle disparità di genere che suggeriscono alle donne di rimanere fuori dal mercato di lavoro.

L’analisi dei dati quantitativi all’interno del rapporto ha dato la possibilità di creare alcune sottocategorie che aiutano a definire questo fenomeno. La prima include i giovani dai 15 ai 19 anni senza precedenti esperienze lavorative, i quali hanno la licenza media e vivono con il loro nucleo familiare. La seconda sottocategoria racchiude quelli dai 20 ai 24 anni, anche loro non hanno avuto esperienza nell’ambito del lavoro ma sono alla ricerca di una prima occupazione. Il terzo gruppo descrive gli ex occupati tra i 25 e i 29 anni che hanno perso o abbandonato il lavoro e cercano di trovarne uno nuovo. Infine, ci sono i giovani dai 30 ai 34 anni, i quali hanno avuto esperienze lavorative ma attualmente sono inattivi.

B.Ž.