La ministra della difesa annuncia il ritiro, il ministro degli esteri non ne sapeva nulla, il premier conferma, ma la Lega si oppone.
L'annuncio del ritiro progressivo del contingente italiano dall'Afghanistan, confermato dalla ministra della difesa, Elisabetta Trenta, sembra aver colto di sorpresa parte del governo.
Attualmente l'Italia ha impegnati in Afghanistan 900 uomini, più mezzi terrestri e aerei, in gran parte dislocati ad Herat. Dal 2003 la missione è costata di 6,5 miliardi di euro, ma anche 54 morti, 650 feriti.
Il ministero della difesa ha dato disposizioni di valutare l'avvio di una pianificazione per il ritiro del contingente, con "un orizzonte temporale di 12 mesi". L'annuncio segue quello dell'amministrazione Trump, intenzionata a dimezzare la presenza di truppe americane in Afghanistan, da 14 a 7mila.
La decisione sembra però non essere condivisa all'interno del governo e della maggioranza: il ministro degli esteri Enzo Moavero Milanesi ha affermato di non saperne nulla, mentre il premier Conte ha assicurato che si tratta di una decisione condivisa.
Sul piano politico però le opinioni sembrano diverse: in una nota i parlamentari 5 Stelle nelle commissioni Esteri al Senato e alla Camera hanno parlato di "una decisione molto positiva", ma la Lega ha smentito si tratti di un passo definitivo: "Facciamo quel che serve per riportare pace e stabilità - hanno fatto sapere dal Carroccio - ma al momento nessuna decisione è stata presa" hanno aggiunto, parlando di una "valutazione personale del ministro competente ancora tutta da discutere".
Un ritiro inoltre potrebbe isolare l'Italia anche nell'ambito della Nato: "Non consentiremo - ha detto Jens Stoltenberg segretario generale dell'Alleanza - che l'Afghanistan torni in mano ai terroristi"; "parlare di ritiro delle truppe" ha aggiunto "è prematuro".


Alessandro Martegani


Foto: Reuters
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