Si conferma il rallentamento dei contagi in Italia: nelle ultime 24 ore sono stati 23.232 i nuovi casi di coronavirus su quasi 190 mila tamponi effettuati, con un rapporto fra tamponi e positivi pari al 12,31 in calo rispetto alla scorsa settimana. Alto il numero dei decessi, 853, ma prima volta dalla seconda ondata, calano i ricoverati con sintomi, 120 meno rispetto a ieri, e rimangono sostanzialmente stabili i ricoveri in terapia intensiva.
In Friuli Venezia Giulia, regione che rischia la zona rossa a partire dalla prossima settimana, i nuovi contagiati sono stati 554, in deciso calo rispetto a domenica e quasi dimezzati rispetto a sabato scorso, con 26 decessi e 54 ricoveri in terapia intensiva, in leggera flessione.
Il governo italiano intanto sta già preparando un piano per avviare la campagna delle vaccinazioni. I primi vaccini potrebbero partire a metà gennaio, ma ci sono già ritardi nell’organizzazione: solo la metà delle regioni, alla scadenza prevista dal commissario per l’emergenza Domenico Arcuri, aveva infatti predisposto il piano con le strutture idonee per dare il via a quella che potrebbe essere la più vasta e rapida campagna vaccinale mai tentata.
Fra i nodi da definire ci sono la lista dei siti adatti per somministrare e conservare i vaccini, il governo prevede almeno un punto di raccolta dei vaccini ogni 20 mila abitanti, quindi 3mila le strutture di riferimento, e la fornitura degli ultra congelatori per conservare il vaccino che richiede una temperatura di meno 75 gradi sotto zero.
Anche il Friuli Venezia Giulia ha avviato la predisposizione del piano di fattibilità per la prima fase di somministrazione del vaccino e sottoposto al commissario Arcuri un documento con i punti di consegna e distribuzione, che comprenderanno le principali strutture sanitarie della regione, che si è attivata anche per dotarsi delle strutture per la conservazione. La regione ha indicato un fabbisogno iniziale di dosi sufficiente per vaccinare quasi 60mila persone. L'Italia dovrebbe ricevere 3,4 milioni di dosi di vaccino Pfizer, sufficienti per 1,7 milioni di persone, mentre rimangono da definire le forniture degli altri due vaccini.
Il piano, una volta definite le strutture, dovrebbe essere presentato in Parlamento, i primi vaccini dovrebbero essere somministrati a partire da metà gennaio.
Le incognite però sono ancora molte. Oltre alle strutture e all’apparato tecnologico, c’è da definire la scelta delle prime categorie da vaccinare: probabilmente operatori delle strutture sanitarie e ospiti e lavoratori delle residenze per anziani, le forze dell’ordine, per proseguire poi partendo dalle persone più anziane. La fase diffusa potrebbe svolgersi poi in strutture come i drive-in dove oggi si fanno i tamponi, ma anche in altri siti come fiere e palestre delle scuole.
Per ora sembra essere esclusa l’ipotesi di rendere il vaccino obbligatorio, preferendo puntare sulla sensibilizzazione e su una campagna che spieghi alla popolazione la necessità di vaccinarsi per riprendere la vita normale.
Si parla anche, sul modello pensato dalla Germania, d’introdurre un’app che faciliti la somministrazione della doppia dose e consenta di monitorare l'efficacia della vaccinazione.
Alessandro Martegani

Foto: EPA
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