Foto: MMC RTV SLO/Il ministro dell'Istruzione, Giuseppe Valditara
Foto: MMC RTV SLO/Il ministro dell'Istruzione, Giuseppe Valditara

"Rispetto l'autonomia di ogni scuola, tuttavia la scelta di dare 9 in condotta a chi ha aggredito una professoressa mi lascia sorpreso anche per il messaggio diseducativo che ne può derivare. La scuola è presidio imprescindibile di educazione al rispetto. Ho chiesto una relazione dettagliata sulle motivazioni che hanno condotto a questa decisione". Così il ministro dell'Istruzione, Giuseppe Valditara, in merito alla decisione dei docenti dell'istituto tecnico "Viola Marchesini" di Rovigo di promuovere i due studenti responsabili di aver sparato in classe contro una loro professoressa, Maria Cristina Finatti, colpita da alcuni pallini di gomma al volto durante una lezione. Ad agire erano stati in cinque ma tre di loro avevano avuto un ruolo marginale. La scuola veneta ha deciso in maniera diversa rispetto a quanto accaduto ad Abbiategrasso, in provincia di Milano, dove uno studente che aveva aggredito una professoressa con un coltello, a maggio, è stato bocciato. In quel caso ci hanno pensato i genitori a fare ricorso al Tribunale amministrativo regionale, un messaggio che difficilmente il giovane, così come i suoi coetanei, recepirà come punitivo rispetto al gesto violento.
In Emilia-Romagna invece per oltre 7 mila ragazzi è in corso un esame di maturità diverso, non solo per la struttura - esclusivamente orale - ma anche per la data di partenza. In qualche caso - come in un liceo di Cesena - i maturandi hanno saputo con un preavviso di appena due giorni dello svolgimento dell'esame, mentre nella stragrande maggioranza dei casi, invece, il colloquio orale partirà dal 26 giugno, come consigliato dall'Ufficio scolastico regionale. Insomma, disparità su disparità, è la protesta di alcuni studenti, qualcuno dei quali preferirebbe addirittura affrontare le prove scritte come i loro coetanei, anche per un senso di normalità.
Valerio Fabbri