Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti
Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti

Il cammino della manovra 2024 è ormai stabilito: questa mattina è ripreso il dibattito alle Camera e l’intero provvedimento sarà votato entro il 29 dicembre ma, nonostante il periodo festivo, nelle stanze parlamentari si dibatte ancora, e soprattutto, del Mes, il Meccanismo Europeo di Stabilità, al centro di un confronto anche interno alla maggioranza dopo la mancata ratifica della modifica al trattato da parte del Parlamento.
Il voto contrario alla modifica del MES (sottoscritta anche da Roma oltre che dagli altri 19 paesi nel 2021), che istituirebbe un fondo unico di risoluzione delle crisi bancarie, era giunto dopo un dibattito interno alla maggioranza, con Lega e Fratelli d’Italia, che avevano fatto da sempre della contrarietà al MES la propria bandiera considerando il fondo salvastati una cessione di sovranità, che avevano votato contro, mentre Forza Italia si era astenuta.

Accanto allo scontro con il centro sinistra, in particolare con il, Pd, che accusa la maggioranza di avere una posizione ideologica e considera il voto contrario una sorta di ritorsione contro gli altri paesi favorevoli alle nuove regole del Patto di stabilità, c’è quindi anche un confronto interno, che vede fra i protagonisti il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti, numero due della Lega: pur comprendendo le ragioni politiche, aveva definito "improprio" il voto di "un membro dell'Unione europea che – ha detto - dopo avere preso un impegno di ratifica, al momento di firmare si tira indietro". Giorgetti però ha escluso di voler lasciare l’incarico, come si era ventilato in questi giorni. "Fino a quando la maggioranza sosterrà la mia impostazione su progetti seri, credibili e sostenibili - ha detto - non vedo perché lasciare ".
Le opposizioni però non mollano e hanno chiesto un’audizione urgente del ministro Giorgetti in commissione Bilancio, e rimane poi tutta da valutare la possibile reazione dei partner europei che hanno visto bloccato un provvedimento ritenuto fondamentale per la stabilità del sistema bancario dell’Unione a causa della sola e unica contrarietà di un paese, l’Italia, che pur aveva dato via libera alla modifica due anni fa.

Alessandro Martegani