Foto: BoBo
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Marianna Madia, nella lettera inviata ai parlamentari del PD ha scritto “quello che poteva essere un confronto sano tra persone che si stimano si è subito trasformato in altro. Immediatamente si è ripiombati nel tradizionale gioco di accordi trasversali più o meno espliciti con il capogruppo uscente, da arbitro di una competizione da lui proposta, che si è fatto attivo promotore di una delle due candidate, trasformando ai miei occhi il confronto libero e trasparente che aveva indetto in una cooptazione mascherata".

Dure accuse quindi a Graziano Delrio, che risponde: “Non ho invitato nessuno a candidarsi e nessuno a non farlo perché sarebbe stato poco rispettoso della libertà".

Si è così aperta la polemica tra la Madia e la Serracchiani che a propria volta afferma: “Non posso credere che Marianna intenda riferirsi a me come una persona cooptabile e quindi, dovrei supporre, non autonoma. No, l'autonomia è stata la cifra della mia storia personale e politica, e anche quando sono stata accanto a qualcuno l'ho fatto lealmente, condividendo idee e mantenendo libertà di giudizio. Chi sa, me lo riconosce. Marianna, confrontiamoci senza retropensieri" conclude la ex presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia.

Una diatriba tra donne che in questo momento non fa sicuramente bene al partito, che pare costantemente in balia delle lotte intestine tra correnti.
A metterci una pezza prova la deputata del Pd Barbara Pollastrini che parlando del voto per la capogruppo ha spiegato: “Serviranno profondo rispetto, una nuova reciprocità e limpidezza. Sto molto dalla parte delle donne e delle ragazze più giovani. Vedo il talento, il grande impegno delle colleghe e le troppe insidie maschili mescolate a qualità. Ho compagne e compagni di banco preziosi e di Del Rio una sincera considerazione. Il segretario ha prodotto una scossa forte. Ed Enrico stesso la definisce una premessa, una precondizione".
Allora – continua Pollastrini - dico in punta di piedi a Marianna e Debora e ognuna, ognuno di noi dopo l'albero scosso e qualche ferita, vediamo come immetterci nella faticosa battaglia per cambiare le logiche e l'agenda del potere, perché di potere si può anche morire".

Alla fine, arriva anche la chiosa del segretario Enrico Letta, che prova a spegnare l'incendio mediatico chiedendo che la scelta della nuova capogruppo venga fatta in grande serenità ed aggiunge: "Mi stupisce come venga trattata la questione Madia-Serracchiani sui media: se fosse stato un confronto tra due uomini si sarebbe usato ben altro linguaggio".

Davide Fifaco