Foto: Reuters
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“Prima io!” Dopo un anno di restrizioni, la possibilità di ottenere finalmente il vaccino e uscire dall’incubo ha fatto emergere anche egoismi e non meglio giustificati privilegi in tutta Italia.
Per ora le dosi arrivano con il contagocce nel paese, e in generale in Europa, e vengono anche distribuiti lentamente, e accanto alle categorie effettivamente più a rischio, come anziani, malati cronici e chi lavora a diretto contatto con il virus come gli operatori sanitari, ci sono gruppi d’interesse che rivendicano la precedenza.
Qualcuno l’ha ottenuta senza troppe difficoltà, alla luce di un ruolo effettivamente strategico, come i lavoratori della scuola e le forze dell’ordine, così come i detenuti per le condizioni in cui devono vivere, ma più in basso nella lista sembra esser scoppiata la bagarre per accaparrarsi le prossime dosi, con risultati alterni nelle varie regioni.
Per i lavoratori di scuola e università in Friuli Venezia Giulia era scoppiato il caso, con la regione costretta a ricominciare la raccolta delle adesioni dopo un intervento del ministero per una possibile violazione della privacy, e problemi per la precedenza data alle università, con accuse incrociate fra docenti, si sono verificati anche in Lombardia, regione che in generale accusa ritardi nella distribuzione dei vaccini,
Fra coloro che hanno ottenuto la precedenza ci sono anche i magistrati, con l’incomprensibile eccezione di quelli tributari, a cui però vogliono accodarsi anche gli avvocati, che in Sicilia, ma anche in Toscana e Lombardia, hanno ottenuto di essere considerati una categoria “a forte rischio”. La stessa richiesta non è però per ora passata in Friuli Venezia Giulia, così come in altre regioni, aprendo una frattura fra i fori dei vari territori, mentre altre categorie bussano per il vaccino.
Sempre in Sicilia chiedono precedenza anche i consiglieri regionali, “deputati siciliani” a norma di statuto, e anche i notai italiani hanno fatto presente la “pericolosità” del loro lavoro per il fatto d’incontrare i clienti in luoghi chiusi. Un’analoga richiesta è giunta anche dai commercialisti.
Considerazioni che hanno fatto andare alla carica anche altre categorie ben più diffuse, a partire dai lavoratori della distribuzione e dei negozi, sempre a contatto con il pubblico.

Alessandro Martegani