Foto: EPA
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Un'intera squadra del Reparto mobile di Pisa potrebbe finire già oggi sotto inchiesta per le manganellate sferrate agli studenti, che lo scorso venerdì nella città toscana avevano partecipato ad un corteo pro Palestina, non preavvisato in Questura e non autorizzato. Una manifestazione pacifica, che è degenerata in una carica violenta delle forze dell'ordine che molti dei testimoni hanno definito ingiustificata.

Sono una quindicina i poliziotti, compreso il capo squadra e uno dei responsabili dell’ordine pubblico incaricato della sorveglianza della piazza, sui quali si concentreranno gli accertamenti, che come avviene sempre in questi casi, sono stati assegnati ai carabinieri che hanno già cominciato a raccogliere elementi sul ferimento di tredici ragazzi, dieci dei quali minorenni, mentre i genitori di questi ultimi valutano la possibilità di unirsi per presentare un’unica denuncia.

Lo stesso potrebbe accadere anche a Firenze, dove sempre venerdì mattina ci sono stati cinque feriti fra i manifestanti presi a manganellate vicino a piazza Ognissanti dove Cobas, studenti e movimenti di lotta per la casa hanno deviato il corteo verso il consolato americano.

Un modo di agire che è stato duramente criticato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha telefonato al ministro degli Interni Matteo Piantedosi, per sottolineare che “l’autorevolezza delle Forze dell’Ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza“, definendo quindi l'operato delle forze dell'ordine "un fallimento". Il governo, invece, si è mosso attraverso alcuni suoi esponenti per difendere gli agenti coinvolgi nei fatti, mentre parte dell'opinione pubblica del paese ha espresso la sua indignazione con manifestazioni contro i fatti di Pisa organizzate in tutto il paese e con una campagna social per chiedere che i poliziotti siano dotati di un numero identificativo ben in vista sul casco.

Barbara Costamagna