Si tratta dell’affluenza pià bassa mai registrata in una consultazione nella storia della Repubblica: solo il 20,73 per cento, un elettore su cinque, ha deciso di andare a votare i cinque referendum sulla giustizia.
Che il quorum del 50 per cento dei votanti, necessario per la validità della consultazione, non sarebbe stato raggiunto era una previsione ampiamente condivisa prima del voto, ma il risultato è stato ben al di sotto delle peggiori attese, con differenze minime fra un quesito e l’altro.
Guardando ai risultati, che in ogni caso non sono validi, la maggioranza dei “Sì” alle riforme è stata molto risicata sulla proposta di limitazione della legge Severino sull’incandidabilità e decadenza da incarichi politici e ammnistrativi dopo una condanna, e sulla limitazione della custodia cautelare, mentre avrebbero vinto con ampio margine, oltre il 70 per cento del “Sì”, gli altri tre quesiti, quello sul metodo elettorale del CSM, sulle valutazioni de magistrati da parte di membri laici dei Consigli giudiziari, e sulla separazione delle carriere dei magistrati.
Si tratta comunque di una conferma dello scarso interesse riguardo una consultazione che ha proposto quesiti molto tecnici, e che ha anche vissuto una campagna elettorale a dir poco sottotono, tanto da far denunciare da parte dei sostenitori una sorta di “congiura del silenzio”.
Uno dei primi a commentare il risultato è stato il leader della Lega Matteo Salvini, che si era impegnato sul “Sì” al referendum, e si è limitato a ringraziare i 10 milioni di italiani che hanno sostenuto le riforme: “È nostro dovere – ha detto - continuare a far sentire la loro voce". Divisi nei commenti avvocati e magistrati in Italia: la Giunta dell’Unione Camere Penali ha parlato di "incivile silenzio censorio" sul voto, mentre da parte dei magistrati si sottolinea come i risultati dimostrino che gli italiani abbiano capito come i referendum non avrebbero migliorato la giustizia.
Nella stessa giornata si è votato anche per le ammnistrative in quasi mille comuni, fra i quali 26 capoluoghi. Lo scrutinio inizierà alle 14 di oggi, ma secondo gli exit poll il centro destra potrebbe passare al primo turno a Genova, ed è avanti all'Aquila, Catanzaro, e Palermo, dove ci sono stati ritardi e polemiche per la mancata presenza di decine di presidenti di seggio; centro sinistra in vantaggio invece a Verona e Parma.
Attesa per i risultati nei 33 comuni del Friuli Venezia Giulia, dove l’affluenza totale è stata di poco al di sopra del 50 per cento: si è votato, fra l’altro, a Gorizia, Monfalcone, Codroipo e Azzano Decimo, dove è previsto un eventuale ballottaggio, mentre negli altri comuni, inferiori ai 15 mila abitanti, passa il sindaco più votato al primo turno. Festeggiano già invece i sindaci di comuni come Montenars, Preone, Savogna, Arta Terme, Cimolais, Sagrado e Sutri, dove c’era un unico candidato, già sicuro dell’elezione in virtù del superamento del 50 per cento di votanti.