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Continua la campagna di parte del mondo degli esuli istriano- fiumano e dalmati per la revoca del Cavalierato di gran groce a Josip Broz Tito, concessogli nel lontano 1969, con tanto di gran cordone, come spetta ai capi di stato. Tito rientra, così, tra i 199 su 9062 cavalieri di gran croce, decorati con la più alta onorificenza a livello internazionale e questo per gli esuli viene considerata una vera e propria offesa alla loro storia.

Una richiesta che potrebbe essere accolta solamente dal Presidente della Repubblica italiana e per la quale si stanno muovendo anche alcuni deputati del Parlamento che con una serie di proposte legge vorrebbero apportare dei cambiamenti alla procedura di revoca. Questa, infatti, allo stato attuale può essere chiesta per "indegnità" e rivolta, però, solo a persone in vita che possano difendersi dalle accuse.

L'unico, infatti, a cui è stata tolta la decorazione di gran cordone è stato Bashar al Assad, presidente della Siria nel 2012. Prima di lui fu colpito da una revoca del cavalierato di gran croce solo Callisto Tanzi, al quale venne ritirata dopo il crac della Parmalat nel 2000.

A livello internazionale le revoche di titoli equivalenti hanno interessato per ora sempre Bashar al Assad, che nel 2018 ha restituito preventivamente la legion d'onore vista la proposta di Macron di togliergliela, come fatto nel 2017 con Harvey Weinstein, il produttore cinematografico statunitense accusato di molestie sessuali.

Per quanto riguarda Josip Broz Tito esiste un precedente: quello dell'Austria che ha cancellato tutte le onorificenze concessegli nel 2015.