Il tribunale di Trieste
Il tribunale di Trieste

Licenziata dal governo a due giorni dall’ultimo addio a Silvio Berlusconi (un fatto simbolico e probabilmente non casuale), che aveva fatto della riforma della giustizia la sua bandiera, il provvedimento varato dall'esecutivo e firmato dal mInistro della giustizia Carlo Nordio, non ha mancato di provocare una levata di scudi da parte dell'opposizione ma anche dei magistrati, e delle organizzazioni dei giornalisti.
La riforma del codice penale e di procedura era uno degli obiettivi del governo di centro destra, che ha parlato chiaramente di un provvedimento ispirato proprio alla linea del Cavaliere: fra le altre cose si prevede di eliminare il reato d’abuso d’ufficio, una della cause principali dei procedimenti a carico degli amministratori locali, e spesso peraltro archiviati, limita fortemente la pubblicazione dei contenuti delle intercettazioni, consentendo di rendere note solo quelle citate in un provvedimenti un giudice, blocca la possibilità per l'accusa di ricorrere in appello in processi per reati gravi (un simile provvedimento era già stato cassato dalla Corte Costituzionale nel 2006) e prevede un interrogatorio dell'indagato e procedure più complesse prima di disporre la custodia cautelare.
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha assicurato che nella riforma non c'è' "un bavaglio alla stampa", e ha anche rinviato al mittente le critiche giunte già nei giorni scorsi da parte della magistratura che, ha ricordato, “non può criticare le leggi”. “Ascoltiamo tutti - ha aggiunto - ma il governo propone e il Parlamento dispone. Questa è la democrazia e non sono ammesse interferenze". Nordio ha anche espresso il "rammarico" che Silvio Berlusconi non possa "assistere - ha detto - al primo passo verso una riforma radicale in senso garantista ".
Il governo e la maggioranza di centrodestra sembrano dunque intenzionati a tirare dritto, anche per non destabilizzare la maggioranza in una fase delicata dopo la morte del Cavaliere, e un aiuto potrebbe arrivare anche dai voti dei parlamentari di Calenda e Renzi, che hanno già aperto alla riforma.
Clima ben diverso a sinistra, dove si accusa la maggioranza di voler limitare la magistratura e la stampa, e di proteggere gli indagati, anche se gli amministratori concordano sulla necessità di riformare l'abuso d'ufficio.
Ancor più netta la contrarietà di magistrati e giornalisti: per il presidente dell'associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, ci sarà una nuova sentenza d’incostituzionalità, mentre l'Ordine nazionale dei giornalisti. ricorda che “i limiti che si vogliono introdurre alla conoscibilità delle intercettazioni effettuate durante le indagini preliminari rischiano di costituire un ostacolo al diritto dei cittadini di essere informati su eventi di rilevante interesse pubblico".
“L'unico criterio di riferimento - aggiungono Alessandra Costante e Vittorio di Trapani, segretario generale e presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana - deve essere l'interesse pubblico a sapere il diritto dei cittadini a essere pienamente informati”.

Alessandro Martegani