Il maximendamanto presentato dalla maggionranza al Senato è stato al centro della trattativa per tutto il giorno. In serata il testo non era stato ancora presentato, scatenando la reazione delle opposizioni che chiedevano di poter esaminare il provvedimento di più di 2 mila pagine prima del voto.
Fra i punti di polemica anche contestatissimo emendamento Patuanelli, che prevede una riduzione progressiva fino all'azzeramento in tre anni dei contributi all'editoria con una franchigia per le testate ricevono meno di mezzo milione l'anno. L'ultima versione del testo esclude però dai tagli le imprese editrici di quotidiani e periodici espressione di minoranze linguistiche, quotidiani e periodici italiani editi e diffusi all'estero o prodotti in Italia e diffusi prevalentemente all'estero, accanto ad altri tipi di pubblicazioni come i periodici dei consumatori.
In ogni caso testate come la Voce del Popolo e il Primorski Dnevnik non verranno quindi toccate dalla riduzione progressiva dei contributi, visto che l'emendamento firmato dal capogruppo del Movimento 5 stelle Stefano Patuanelli lo esclude esplicitamente. Le polemiche però non mancano perché l'emendamento prevede comunque la riduzione graduale fino all'annullamanto nel 2022 dei contributi pubblici per 180 giornali, escludendo così testate storiche come il Manifesto o l'Avvenire.
Una decisione che aveva anche provocato la presa di posizione degli editori e della Federazione nazionale della Stampa, sindacato dei giornalisti italiani, secondo cui il governo e la maggioranza "di voler cancellare le voci critiche, e consentire che l'informazione si faccia solo in rete e senza domande".
Anche il Presidente Matterella aveva invitato a salvaguardare "Il pluralismo nella libertà riconosciuta al mondo dell'informazione e alle molteplici voci che ne costituiscono espressione", "perché - ha aggiunto - rappresentano un presidio irrinunciabile dello Stato democratico".
Alessandro Martegani

Palazzo Madama Foto: MMC RTV SLO
Palazzo Madama Foto: MMC RTV SLO