"Non ho mai preso un rublo, un euro, un dollaro o un litro di vodka dalla Russia". Non vuole nemmeno sentir parlare di finanziamenti da Mosca Matteo Salvini, il leader della Lega nuovamente toccato dai sospetti di un flusso di milioni da Mosca.
La vicenda era stata sollevata mesi fa dalla rivista “L‘Espresso”, ed era stata smentita dalla Lega, ma il sito “BuzzFeed” ha pubblicato un file registrato il 18 ottobre del 2018 all'Hotel Metropol di Mosca, proprio in contemporanea a una visita in Russia di Salvini. Nell’audio Gianluca Savoini, presidente dell'associazione Lombardia-Russia e leghista di provata fede, ritenuto il contatto fra la Lega e il partito di Vladimir Putin, parla con alcuni imprenditori russi delle strategie per sostenere i partiti sovranisti, cercando, ipotizza il sito, un accordo per far arrivare al suo partito 65 milioni di dollari tramite la vendita di petrolio all’Eni.
Lo stesso sito ammette che non si sa se l'intesa sia mai andata in porto e se il partito abbia ricevuto i soldi, ma le nuove rivelazioni hanno scatenato una bufera in Italia: Salvini ha smentito ogni forma di finanziamento, riservandosi addirittura di agire in giudizio contro Savoini, che parla invece di un complotto politico contro il suo partito.
L’opposizione attacca: il Pd ha chiesto al vicepremier di riferire in Parlamento e nel corso di una votazione i deputati del Partito democratico hanno esposto dei cartelli con le cifre 49, i milioni di euro di finanziamenti pubblici che la Lega avrebbe illecitamente percepito, e 65, la cifra che sarebbe arrivata dalla Russia.
Anche il Movimento 5 Stelle ha preso le distanze: “Chi si candida - ha scritto sul proprio sito - deve fare l'interesse dell'Italia, non di altri Paesi”.
Sul caso è intervenuta anche l’Eni, ribadendo “di non aver preso parte in alcun modo a operazioni volte al finanziamento di partiti politici. L’operazione di fornitura descritta - ha aggiunto - non è mai avvenuta”.


Alessandro Martegani


Foto: EPA
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