Foto: Reuters
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Duro botta e risposta tra la Lega e l'Associazione Nazionale Magistrati dopo che la Cassazione ha deciso di sequestrare i beni del partito guidato da Salvini, fino a raggiungere i 49 milioni di euro che Umberto Bossi avrebbe intascato nei suoi anni alla guida del Carroccio. Per Salvini si tratta di un attacco politico.

Torna quindi a far discutere il caso della sentenza sui 49 milioni che la Lega deve restituire allo Stato: soldi frutto di una truffa, secondo quanto stabilito dal tribunale di Genova dopo la condanna di Umberto Bossi e dell'ex tesoriere Belsito. La Cassazione ha stabilito che il denaro va recuperato, sequestrando i beni della Lega. Il partito di Salvini ha voluto rispondere ed ha fatto sapere di volere un incontro con il Capo dello Stato Sergio Mattarella, appena tornerà dal suo viaggio in Lituania, per parlare di questo caso, interpretato come un vero e proprio attacco politico. "Si tratta di un gravissimo attacco alla democrazia - riferiscono fonti della Lega - per mettere fuori gioco per via giudiziaria il primo partito italiano. Un'azione che non ha precedenti in Italia e in Europa".

Dal Quirinale non trapela nessun tipo di commento circa la richiesta di un incontro. In ambienti parlamentari però, si osserva che mai in passato i presidenti della Repubblica abbiano interferito con decisioni della magistratura.

L'Associazione Nazionale Magistrati risponde alle critiche del Carroccio con una nota della giunta che ribadisce che "le modalità con cui il dibattito si è alimentato creano confusione e rischiano di produrre effetti distorsivi sui precisi confini, fissati dalla Costituzione, tra la magistratura, autonoma e indipendente, e gli altri poteri dello Stato", che rigetta inoltre "ogni tentativo di delegittimare la giurisdizione e di offuscare l'imparzialità dei magistrati, che non adottano provvedimenti che costituiscono attacco alla democrazia o alla Costituzione, nè perseguono fini politici".

Dal Consiglio Superiore della Magistratura nessuno esprime critiche alla Lega, ma trapela preoccupazione per le parole ed i toni usati in questi giorni, ritenuti inaccettabili.

Sulla vicenda è intervenuto anche il capo politico dei Cinquestelle, Luigi Di Maio che ha dichiarato che "il caso dei fondi non mi crea alcun imbarazzo", spiegando che quanto avvenuto riguarda Bossi ed il suo cerchio magico ed ha aggiunto "in ogni caso è una sentenza e va rispettata".