Le meraviglie del passato in Italia non smettono mai di riservare delle sorprese. È il caso di Selinunte, antica città che sorge sulla costa sud-occidentale della Sicilia, in provincia di Trapani: uno dei parchi archeologici più estesi d'Europa.
Nonostante il sito sia noto e studiato da tempo, l’ultima campagna di scavi, come riferisce l’agenzia Ansa, ha riservato nuove scoperte agli studiosi dell’Institute of Fine Arts della New York University e dell’Università degli Studi di Milano che hanno collaborato con la squadra dell'Istituto Archeologico Germanico guidata da Clemente Marconi, l'archeologo che da decenni studia i resti dell'antica colonia greca.
Gli scavi hanno riportato alla luce un'agorà di quasi 33 mila metri quadrati, la più grande del mondo antico, accanto ai resti di quello che sembra essere stato il luogo sacro dei primissimi coloni greci di Selinunte, città fondata nel 650 avanti Cristo, e che ebbe una vita breve, circa 240 anni, fino alla distruzione ad opera dei Cartaginesi, ma fu capace di raggiugere i 100 mila abitanti.
Gli archeologi hanno ritrovato nel sottosuolo amuleti e oggetti di grande raffinatezza, uguali ad altri ritrovati in Grecia, a Delfi, e anche uno stampo in pietra usato forse per fondere uno scettro.

La piazza riportata alla luce ha una dimensione pari al doppio di Piazza del Popolo a Roma, con al centro una tomba, forse quella del fondatore della città.
Dopo due anni di attività rallentate dalla pandemia, in giugno si è ripreso a scavare a pieno ritmo e i risultati, sottolinea Marconi, "sono andati molto oltre le aspettative".
Si tratta, ha detto Marconi, di “risultati della massima importanza per la conoscenza di Selinunte in età arcaica e classica”. Fra le altre cose è stata scoperta anche una faglia d'acqua sotto le fondamenta di uno dei templi della città: un particolare che rivelerebbe la posizione del primo insedimento nell’area dei coloni greci.

Alessandro Martegani