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Manca poco alla fatidica discussione in Senato della mozione di sfiducia al presidente del Consiglio Giuseppe Conte proposta la scorsa settimana dalla Lega. A questo punto il premier Conte sembra aver rotto qualsiasi indugio, attaccando con due lettere il ministro degll'Interno Matteo Salvini, artefice della crisi in corso.

Resta ancora incerto il tono del discorso che Conte terrà in Parlamento e non è ancora chiaro se si aprirà una crisi o si assisterà a imprevedibili pasticci dell'ultim'ora. La possibilità che Conte rimanga alla guida del governo appare esile, ma qualcuno parla del desiderio da parte del premier di un suo governo bis.

Sicura, invece, è la rottura con Salvini come dimostrano le posizioni antitetiche al ministro espresse in queste ore dal presidente del consiglio sul «suo» tema preferito: l'immigrazione. D'altronde, Conte non ha mai nascosto di non essere particolarmente entusiasta della politica de «i porti chiusi», subita solo per mantenere in vita il governo giallo verde.

Ora, però, dopo la mossa ferragostana del leader leghista, non esiste più nessun motivo per assecondare Salvini e Conte sembra attualmente tenere il coltello dalla parte del manico. Anche il Movimento cinque stelle, nonostante i suoi ripensamenti, appare aver chiuso qualsiasi possibilità di collaborazione con i loro alleati di governo; aprendo una linea di dialogo con il PD, parte del quale vorrebbe andare ora a governare insieme ai grillini, con la garanzia, però, di finire il mandato.

Tutte ipotesi che, come dimostra questo convulso agosto, possono essere confermate come ribaltate in ogni momento. Non resta, quindi, che attendere la prossima settimana per capire meglio dove andrà il governo italiano.