Dopo settimane di intense, ma finora anche infruttuose trattative sul nome del prossimo Presidente della Repubblica italiana, è iniziata alla maratona delle votazioni, con tempi e modi però molto diversi dal passato a causa della pandemia.
Ci sarò una sola votazione al giorno, tradizionalmente erano due, e nell’aula di Montecitorio potranno entrare solo 50 grandi elettori alla volta, e non più di 200 persone in totale. Niente catafalchi in legno con la tenda, ma al loro posto ci sono cabine elettorali areate per garantire, accanto alla riservatezza anche la sicurezza. Non si può entrare nell’aula da positivi, e i grandi elettori che avessero contratto il Covid potranno comunque votare nel seggio speciale allestito nel parcheggio di Montecitorio: le schede saranno depositate in un'urna e sottoposte a un processo di sanificazione prima di essere unite a quelle di chi vota in aula.
Nelle prime tre votazioni è richiesta la maggioranza dei due terzi dei componenti, 672 voti, calata di uno dopo il decesso di ieri di un parlamentare di Forza Italia, cifra che, salvo improbabili colpi di scena, ben difficilmente sarà raggiunta: il momento delle decisioni dovrebbe quindi slittare a giovedì, quando scatterà il sistema con la maggioranza assoluta, 504.
Per ora però nessuno degli schieramenti sembra arrivare nemmeno all’ultima cifra, e sul piano delle candidature le forze politiche sono ancora in alto mare: la maggioranza che sostiene il governo Draghi è divisa, e proprio il futuro del governo è una delle principali variabili tenute in considerazione. Il candidato naturale sembrava essere Mario Draghi, ma il suo arrivo al Colle lascerebbe libera la casella di palazzo Chigi, con il rischio concreto di far deflagrare la maggioranza in poche settimane e portare il paese alle elezioni, circostanza che molti parlamentari, soprattutto dopo la riduzione di un terzo dei posti disponibili dalla prossima legislatura, vogliono evitare per rimanere in Parlamento il più possibile.
C’è poi il fatto che se non dovesse passare nelle prime tre votazioni, cosa che appare molto probabile, Draghi si ritroverebbe a non essere stato votato da parte della sua stessa maggioranza, aprendo un altro problema politico.
In questa situazione si cercano delle alternative: dopo il rito della candidatura di Silvio Berlusconi, il centro destra ha promesso una lista di nomi autorevoli, e oggi è previsto, fra gli altri appuntamenti, l’incontro fra Matteo Salvini ed Enrico Letta per trovare un’intesa. Fra i nomi proposti dal centro destra ci sarebbero quello della Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, ma anche quello dell’assessora alla salute della regione Lombardia Letizia Moratti, dell’ex magistrato Carlo Nordio, ma anche del giornalista Gianni Letta o dell’ex Presidente del Senato Marcello Pera. Dall’altra parte è stata lanciata la candidatura, che sembra più di bandiera, di Andrea Riccardi, storico e fondatore della Comunità di Sant'Egidio, ma sono tutti nomi che non hanno per ora un sostegno dei voti.
Sullo sfondo poi rimangono le candidature dei politici di lungo corso di Pierferdinando Casini o Giuliano Amato, e quasi sottovoce, non manca chi spera ancora in una rielezione di Sergio Mattarella, una soluzione che potrebbe mettere d’accordo tutti e consentire a Mario Draghi di rimanere a palazzo Chigi, magari per tentare la scalata al Colle in una fase successiva, dopo le dimissioni di Mattarella, come già successo con il secondo mandato di Giorgio Napolitano.

Alessandro Martegani