Per la giunta delle immunità Matteo Salvini deve essere processato, ma la decisione della Giunta per le immunità del Senato italiano è arrivata all’interno di una situazione a dir poco paradossale.
L’aula ha esaminato la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti del leader della Lega, accusato dal tribunale del ministri di aver bloccato nel luglio 2019, quando era ministro dell’interno, 116 persone a bordo della nave della marina militare italiana “Gregoretti”.
Le accuse sono sequestro di persona, arresto illegale e abuso d’ufficio. Per Salvini si trattò di una decisione di tutto il Governo, ma i 5 Stelle hanno smentito questa versione parlando di un’azione autonoma del ministro.
A pochi giorni dalle delicate elezioni in Emilia Romagna però il caso si era caricato di tensioni e valore politico: sulla data del voto e sulle procedure c’è stato uno scontro durissimo in Senato, e Salvini, che aveva rigettato le accuse e si era già opposto all’autorizzazione e al processo anche sul caso Diciotti, ha cambiato improvvisamente idea, annunciando di aver dato disposizioni ai suoi senatori di votare a favore. “Portatemi in tribunale e la chiariamo una volta per tutte – ha detto - sarà un processo contro il popolo italiano, e ci portino tutti in tribunale”.
Dal canto suo la maggioranza non è stata da meno: accusando Salvini di voler cavalcare politicamente il caso, dopo una riunione fra i gruppi, i senatori di Pd e 5 Stelle hanno deciso di non partecipare alla seduta, per disinnescare il tentativo di Salvini di usare il voto in giunta come arma elettorale, lasciando così all’opposizione, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega, la decisione.
In aula sono dunque rimasti 9 senatori, 4, che hanno annunciato il voto contro l’autorizzazione, di Forza Italia e Fratelli d’Italia, e i 5 della Lega, che hanno confermato il voto a favore del processo, dando così via libera al procedimento, che dovrà esser confermato da palazzo Madama a febbraio.
"Vado in tribunale a testa alta a nome del popolo italiano" ha dichiarato Salvini pochi minuti dopo il voto della Giunta, ma, ha detto "quelli del Pd non hanno neanche la faccia di difendere la loro idee”.
Al di là del risultato, l’impressione è che sia andato in scena una sorta di gioco delle parti, in cui il merito della richiesta dei magistrati è passato in secondo piano, rispetto alle esigenze elettorali e allo scontro politico.

Alessandro Martegani

Foto: EPA
Foto: EPA