Tutti in Italia attendono la fase 2, la progressiva riapertura delle attività economiche virtualmente confermata dal Premier Giuseppe Conte nel suo intervento alle Camere, ma sui modi, più che sui tempi, dell’avvio della nuova fase, le opinioni divergono e hanno messo una contro l’altra forze politiche e amministrazioni regionali. Italia Viva nella maggioranza, e ora anche la Lega all’opposizione premono per una rapida riapertura delle attività, per ridare ossigeno al tessuto economico del paese, ma a scontrarsi in queste ore sono soprattutto i presidenti delle regioni, riguardo la possibilità che la ripartenza venga differenziata considerando i dati di contagio.
Secondo le ultime proiezioni in alcune aree i contagi sono già a zero, o lo saranno fra pochi giorni, come in Umbria, Molise e Basilicata, in altre lo saranno un po’ più avanti, è il caso del Friuli Venezia Giulia in cui l’azzeramento è previsto a metà maggio, ma in Lombardia e Marche le previsioni parlano di fine giugno, una situazione che consiglierebbe aperture differenziate, per evitare nuovi focolai, e le reazioni non sono mancate.
Il più deciso su questo punto è stato il governatore della Campania Vincenzo De Luca, dall’inizio della crisi sostenitore della linea dura nell’applicazione delle misure di contenimento. “Sento alcuni miei colleghi che vogliono ripartire – ha detto –; Lombardia, Veneto e Piemonte hanno una situazione che non è ancora tranquilla ma vogliono aprire. Così facendo rischiano di mettere in pericolo tutta l’Italia: se la Lombardia apre – ha aggiunto- io chiudo la Campania”.
La posizione di De Luca, che teme un trasferimento dei contagi, è condivisa da molte regioni del sud, ma non è mancata la reazione del governatore della Lombardia Attilio Fontana, fra i primi a chiedere un blocco nazionale, ma che negli ultimi giorni sta premendo per una ripartenza in una regione che rappresenta il cuore industriale del paese, ma che è anche quella con il maggior numero di contagi: “C’è una tale interconnessione tra le filiere produttive e le varie attività commerciali che c’è veramente il grosso rischio che un’apertura a macchia di leopardo faccia più danni che vantaggi” ha spiegato, ricordando a De Luca “che la regione non chiuderà mai la porta ai 160mila italiani, tra i quali 14mila campani, che ogni anno scelgono di venire a curarsi in Lombardia”.
Diversa la posizione del governatore del Veneto, Luca Zaia, secondo cui "Il tutto chiuso non esiste più: con il decreto che ha autorizzato le prime aperture con le deroghe di silenzio-assenso - ha concluso - possiamo dire tranquillamente che in Veneto, ma anche in altre regioni, almeno il 40 per cento delle imprese ha già aperto”.

Alessandro Martegani

Foto: MMC RTV SLO
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