Foto: Radio Capodistria
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La presidenza congolese conferma le prime ipotesi: ad uccidere l'ambasciatore italiano Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci ed il loro autista locale, Mustapha Milambo, è stato un commando con un'imboscata in piena regola, con probabile scopo di sequestro, finita male. I tre sono stati uccisi in un agguato mentre viaggiavano a bordo di un'auto dell'Onu in una regione della Repubblica democratica del Congo, il Nord Kivu, da anni teatro di violenti scontri tra decine di milizie che si contendono il controllo del territorio e delle sue risorse naturali.

Le Forze armate congolesi si sono messe subito a caccia degli assassini.
Le "Forze Democratiche per la liberazione del Ruanda" nel frattempo hanno negato di essere responsabili dell'uccisione dell'ambasciatore, del carabiniere e dell’autista.

Intanto il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D'Incà, ha assicurato nell'Aula della Camera che il ministro degli Esteri Luigi Di Maio riferirà "nelle prossime ore" in Parlamento sulla morte di Luca Attanasio e del carabiniere Iacovacci. Ha poi rinnovato "il cordoglio del governo".

La vicenda ha ovviamente scosso tutta l'Italia, suscitando grande emozione anche in Friuli-Venezia Giulia, visto che Iacovacci era di stanza a Gorizia. Per il giovane carabiniere si è trattato veramente di una terribile beffa del destino visto che la sua missione sarebbe terminata tra una decina di giorni. Iacovacci, nato e cresciuto nella provincia di Latina, si trasferì nel capoluogo isontino nel 2016, al Tredicesimo Reggimento carabinieri "Friuli-Venezia Giulia", dove ha svolto diversi corsi di addestramento per le operazioni militari all'estero e nel 2018 anche quello per la sicurezza nelle ambasciate. Gorizia ha proclamato il lutto cittadino per il giorno del funerale del giovane militare.

L'ambasciatore Attanasio era invece originario di Limbiate, in provincia di Monza. Dopo una laurea a pieni voti alla Bocconi di Milano ha scelto la carriera da sempre sognata, quella del diplomatico. Da sempre attento alle vicende africane, fu anche console a Casablanca. Era molto impegnato in concreti progetti di cooperazione internazionale. Era in Congo da tre anni e mezzo e come da consuetudine dopo quattro anni sarebbe stato spostato in un'altra sede o richiamato a Roma.

Davide Fifaco