Giorgia Meloni (Foto: Presidenza del Consiglio)
Giorgia Meloni (Foto: Presidenza del Consiglio)

L’intervento di Giorgia Meloni alla vigilia del vertice europeo di oggi e domani, riapre di fatto, dopo sei mesi di tregua, la stagione dello scontro fra Roma e le istituzioni europee.
Se infatti i commenti sul Mes, e la conferma che per ora l’Italia, unico paese dell’area euro, non intende sottoscrivere il trattato sul fondo salvastati, era d’attualità, l’attacco alla Bce sui tassi e al commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni sul Pnrr, sono giunti inattesi.
Per la premier italiana la decisione della Banca Centrale Europea di proseguire con il rialzo dei tassi per far raffreddare l’economia e tenere sotto controllo l’inflazione, rischia di essere controproducente, ma la stessa posizione era stata espressa, in diverse occasioni, dai due vicepremier, Antonio Tajani e Matteo Salvini.
“L’inflazione è un’odiosa tassa occulta che colpisce soprattutto i meno abbienti - ha detto Meloni in Parlamento –, è giusto combatterla con decisione, ma la semplicistica ricetta dell’aumento dei tassi intrapresa dalla Bce non appare agli occhi di molti la strada più corretta. Non si può non considerare il rischio che l’aumento costante dei tassi sia una cura più dannosa della malattia”. Parole dure, ma ancor più significative considerando che sono giunte a due giorni dalla conferma da parte della presidente Christine Lagarde dei nuovi rialzi.
Le parole di Meloni, che ha anche confermato la volontà di pensare prima all’interesse nazionale rispetto alla firma del Mes, sono state interpretate da molti come una manovra a uso interno, per tener calma una maggioranza divisa in questi giorni proprio dalla vicenda del Mes ma anche dall’indagine che ha coinvolto la ministra Daniela Santanché, ma il ritorno dei toni duri contro gli organismi europei non è passato inosservato a Bruxelles e a Francoforte.
Fonti della Bce hanno sottolineato come ci sia “un crescente stupore” per l’atteggiamento di Roma, considerato se non offensivo, perlomeno irrituale. La Bce non è esente da critiche, ma sono i toni e soprattutto la scelta del momento ad aver irritato le istituzioni europee, messe fra l’altro di fronte a un nuovo “niet” sul Mes, uno dei temi al centro del vertice europeo.
Anche il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni, si è detto “sorpreso” dalle critiche della premier nei suoi confronti (Se il commissario Gentiloni avesse vigilato in passato, probabilmente ora si andrebbe più velocemente"), e ha ribadito di aver sempre difeso la posizione italiana, pur facendo parte di uno schieramento politico all’opposizione.
L’impressione è che Meloni, oltre che pensare agli equilibri interni, stia anche cercando di alzare la posta nella partita del Mes, mettendo sul tavolo una ridiscussione del patto di stabilità e della gestione della politica monetaria, proprio mentre la mancata firma di Roma al Fondo salvastati sta per diventare ufficialmente un caso europeo.

Alessandro Martegani