Foto: EPA
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Matteo Renzi non smette di punzecchiare il governo, affermando, in riferimento al Mes, che “è arrivato il documento che avevano cercato di approvare di nascosto in un Consiglio dei ministri un mese fa. Concretamente, le nostre richieste sono più soldi per la sanità che vuol dire prendere il Mes”. Renzi aggiunge inoltre che bisogna mettere più soldi su cultura, turismo, giovani, affermando che “la next generation sono i giovani: diamogli qualcosa dopo aver chiuso le scuole” e concludendo con le parole: “Mi spiegate perché non mettere i 36 miliardi del Mes sulla sanità?”.

La palla passa ora a Giuseppe Conte, che ha però annunciato di voler lasciare al Senato la decisione. Una situazione che appare difficile, con Renzi che continua a dichiarare di non essere interessato a poltrone o sgabelli e di essere pronto a discutere in Parlamento con il premier.

Riguardo al cosiddetto “Piano Recovery” ammontano complessivamente a 222,03 miliardi le risorse previste negli investimenti. Di questi 209,84 riguardano il Next Generation europeo: 66,6 miliardi sono già impegnati in progetti in essere, 143,24 su nuovi progetti. La quota della parte investimenti per il Sud, trasversale a tutte le missioni e i progetti previsto dal Piano Recovery del governo italiano, ammonta al 50 per cento. Alla sanità saranno destinati 19,7 miliardi dei fondi complessivi. Nella prima versione del piano alla sanità erano destinati 9 miliardi di euro.
Salgono a 32 miliardi le risorse stanziate da Recovery plan per le Infrastrutture per una mobilità sostenibile. A digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura saranno destinati complessivamente 45,9 miliardi.
Aumenta anche la dotazione per la scuola. Nell'ultima bozza si parla di oltre 20 miliardi destinati alla 'missione Istruzione'. In particolare, sarebbero previsti oltre 6,8 miliardi per l'edilizia scolastica e oltre 14 per tutti gli altri capitoli fra cui accesso all'istruzione, potenziamento della didattica e percorsi professionali.
Scendono però a 69 miliardi i fondi destinati alla rivoluzione verde e alla transizione ecologica.

Davide Fifaco