Foto: EPA
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Il comandante provinciale dei carabinieri di Verbania, il tenente colonnello Alberto Cicognani, ha rivelato che le tre persone fermate nella notte per l'incidente alla funivia del Mottarone hanno ammesso di non aver volontariamente attivato il freno. Cicognani ha spiegato che "c'erano malfunzionamenti nella funivia, è stata chiamata la manutenzione, che non ha risolto il problema, o lo ha risolto solo in parte. Per evitare ulteriori interruzioni del servizio, hanno scelto di lasciare la 'forchetta', che impedisce al freno d'emergenza di entrare in funzione". Le tre pesone sono il proprietario della Ferrovie del Mottarone, l'ingegnere direttore del servizio e il capo operativo del servizio.
Le accuse nei loro confronti sono omicidio colposo plurimo, disastro colposo e rimozione degli strumenti atti a prevenire gli infortuni, aggravato dal disastro e lesioni gravissime. I pm hanno rilevato "gravi indizi di colpevolezza" a carico dei tre, i quali hanno commesso "un gesto materialmente consapevole". Non si tratta dunque di un errore umano. Ricordiamo che nell'incidente hanno perso la vita 14 persone ed è rimasto gravemente ferito un bambino di 5 anni.
L'analisi dei reperti ha permesso agli inquirenti di accertare che "la cabina precipitata presentava il sistema di emergenza dei freni manomesso", ha spiegato il procuratore di Verbania, Olimpia Bossi, secondo la quale il divaricatore che tiene distanti le ganasce dei freni, che dovrebbero bloccare il cavo portante in caso di rottura del cavo trainante, non è stato rimosso per "evitare disservizi e blocchi della funivia".
Entrata in funzione da circa un mese, dopo lo stop a causa della pandemia, la funivia del Mottarone "era da più giorni che viaggiava in quel modo e aveva fatto diversi viaggi", precisa il procuratore Bossi. Interventi tecnici, per rimediare ai disservizi, erano stati "richiesti ed effettuati", uno dei quali il 3 maggio, ma "non erano stati risolutivi e si è pensato di rimediare, nella convinzione che mai si sarebbe potuta verificare una rottura del cavo, si è corso il rischio che ha purtroppo poi determinato l'esito fatale". Le indagini non sono comunque concluse, la procura vuole ancora valutare eventuali posizioni di altre persone.

Davide Fifaco