Cinque anni e sei mesi di reclusione, interdizione perpetua dai pubblici uffici e ottomila euro di multa: questa la condanna comminata al cardinale Giovanni Angelo Becciu dal Tribunale vaticano, dopo la Camera di consiglio che chiude il processo che lo vedeva coinvolto. L'accusa aveva chiesto sette anni e tre mesi di carcere. Termina così, dopo quasi due anni e mezzo, il processo sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato, che ruota intorno alla compravendita di un palazzo di lusso a Londra e alla figura dell'ex sostituto agli Affari generali della Segreteria di Stato, già prefetto della Congregazione per le cause dei santi, Giovanni Angelo Becciu, porporato che è stato privato da Papa Francesco dei diritti del cardinalato, poi perdonato dal Pontefice. È stato il più lungo e complesso processo che la Santa Sede abbia mai conosciuto. 86 udienze, oltre 600 ore trascorse in aula, 69 testimoni ascoltati, quasi 125 mila pagine cartacee e in dispositivi informatici e 2 milioni e mezzo di files analizzati presentati dall'accusa, oltre 20 mila pagine comprensive di allegati depositate dalla difesa, oltre 48 mila dalle parti civili, per dare un'idea dell'ampiezza e della complessità del processo. Quattordici gli imputati: dieci persone fisiche e quattro società tra cui la Logsic Humanitarne Dejavnosti, con sede in Slovenia, a Lubiana, che ha chiamato direttamente in causa Cecilia Marogna, uno degli imputati, sedicente agente di intelligence, a sua volta accusata di aver utilizzato i fondi messi a sua disposizione per spese personali, anziché per scopi umanitari, e condannata a 3 anni e 9 mesi. Attraverso la società in questione, ufficialmente registrata per iniziative umanitarie, la donna avrebbe ottenuto dalla Santa Sede mezzo milione di euro, fondi utilizzati per acquistare beni di lusso. "Ribadiamo l'innocenza del cardinale Giovanni Angelo Becciu e faremo appello", ha dichiarato uno dei difensori di Becciu alla lettura della sentenza, "abbiamo una solida certezza; ha sempre agito nell'interesse della Segreteria di Stato e non ha avuto per sé e per i suoi famigliari alcun vantaggio”.

Delio Dessardo

Foto: MMC RTV SLO/Foto: EPA
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