Sergey Lavrov Foto: Reuters
Sergey Lavrov Foto: Reuters

Dopo l'espulsione di diplomatici russi da diversi paesi occidentali per solidarietà con Londra che accusa Mosca di essere coinvolta nel caso dell'avvelenamento dell'ex spia russa, Sergey Skripal, e della figlia Yulia, con un agente nervino, arriva anche la rappresaglia del Cremlino. 150 i diplomatici provenienti da oltre 20 paesi occidentali, tra cui 60 rappresentanti degli Stati Uniti, che dovranno lasciare il paese, tanti quanti sono stati quelli russi espulsi dagli alleati. Dopo la chiusura del consolato russo a Seattle, verrà chiuso anche il consolato americano di San Pietroburgo. Il ministro degli Esteri, Lavrov, ha annunciato che "la Russia non vuole solo reagire alle misure degli Usa e della Gran Bretagna ma anche stabilire la verità nel caso degli Skripal".

Immediata la reazione dell'amministrazione Trump, che invita Mosca a "non fare la vittima": non c’è alcuna giustificazione per la decisione della Russia di espellere diplomatici americani ed europei, afferma Washington.

L'ambasciata russa a Roma auspica che il nuovo governo italiano "voglia perseguire con decisione una politica di sostegno al dialogo costruttivo e di sviluppo della collaborazione con la Russia". "È con profondo rammarico che abbiamo recepito la decisione di espellere due funzionari di rappresentanze russe in Italia", afferma ancora l'ambasciata. "Questo gesto di inimicizia di Roma è in netto contrasto con la plurisecolare tradizione di buone e stabili relazioni russo-italiane" ed è stato fatto "da un Consiglio dei Ministri formalmente dimissionario".

Intanto giunge notizia che le condizioni di Serghei Skipal restano gravi, la figlia è però improvvisamente migliorata. Dopo essere stata dichiarata "fuori pericolo", è stata anche interrogata.