È passato mezzo secolo dal “gigantesco passo per l’umanità” compiuto da Neil Armstrong, comandante della missione Apollo 11, composta anche da Buzz Aldrin, e Michael Collins, il primo uomo a camminare sul suolo lunare.
Con una tecnologia che appare quasi rudimentale ai nostri giorni, gli Stati Uniti vinsero la corsa alla Luna con l’Unione sovietica, ma soprattutto dimostrarono che viaggiare nello spazio era possibile, riaccendendo lo spirito di avventura e di scoperta dell’ignoto nell’intero pianeta.
Quello spirito sembra rimasto intatto nel mondo scientifico e fra gli appassionati, che celebrano l’evento e attendono l’annunciato ritorno dell’uomo sul satellite della Terra. “Sono giorni che stiamo vivendo molto intensamente – racconta Giovanni Chelleri, che per il circolo Culturale Astrofili di Trieste ha curato una mostra dedicata all’evento -. Noi seguiamo da anni tutte le missioni spaziali, il Circolo è stato fondato nel 1986, poco dopo le missioni lunari. Conosciamo bene l'universo e i moti dei pianeti e della Luna: è un qualcosa che ci appassiona e che seguiamo ogni giorno. Abbiamo organizzato una serata di osservazione in occasione di questo evento, e allestito una mostra presso il Palazzo delle Poste di Trieste, in collaborazione con le Poste e con il Centro studi di storia militare antica e moderna di Trieste, intitolata “un grande balzo durato 50 anni”. Ci sono modellini dei missili utilizzati per la corsa alla Luna, da quelli costruiti per mandare i primi astronauti in orbita, fino alla missione Apollo 15. C'è una riproduzione dell'astronauta Aldrin in con la tuta spaziale fatta in tessuto, e una selezione fotografica dedicata a tutte le fasi della missione”.
Lo sbarco sulla Luna è un evento che però potrebbe anche ripetersi, questa volta con uno scopo scientifico a più ampia prospettiva. “Qualche settimana fa – racconta Paolo Molaro, dell’Osservatorio astronomico di Trieste - ho assistito alla proiezione dell'anteprima di un film che si chiama proprio “Apollo 11”, realizzato usando solamente immagini originali della Nasa, riadattate sotto forma di racconto cinematografico: ripercorrere tutta l'esperienza dello sbarco con immagini originali è stata un’emozione. Ho avuto la fortuna di vederlo alla presenza di Buzz Aldrin. Alla fine del film c'è stata un'ovazione: rivivere quei momenti, comprendere le difficoltà di quell’impresa, dopo 50 anni, è stato un ritorno al passato, ma anche un'esperienza molto presente e molto attuale.”
“La Luna - spiega - sarebbe un perfetto laboratorio scientifico, e l'utilità e l'interesse a riportare l'uomo sulla Luna riguardano un progetto più generale, di acquisizione delle tecnologie spaziali per esempio per il successivo viaggio verso Marte, o per altre imprese spaziali.”
“Il progetto Artemide, sostenuto dal Presidente Trump, punta a di riportare l'uomo sulla Luna entro il 2024, un progetto molto ambizioso, e che utilizza anche compagnie private come la SpaceX di Elon Musk, o la Blu Origin di Jeff Bezos di Amazon. Le compagnie private stanno investendo nello spazio e c'è un interesse anche economico per il ritorno dell'uomo sulla Luna o su una stazione orbitante intorno alla Luna. Il progetto è proprio questo: creare una stazione orbitante intorno alla Luna, con la possibilità di poter scendere sul suolo lunare con maggiore facilità”.
Il mezzo secolo dallo sbarco è anche l’occasione per ribadire (se ce ne fosse bisogno) l’inconsistenza delle teorie che negano che la missione Apollo 11 sia mai avvenuta. “Innanzitutto, a queste persone bisognerebbe chiedere se conoscono le leggi della fisica, l’astronomia i rapporti della Nasa, e se hanno seguito tutte le varie fasi delle missioni spaziali – dice Chelleri -, perché non si possono mettere in dubbio le cose che non si conoscono. A parte questo, basta pensare che se ci fosse stato un finto allunaggio, i primi ad accorgersene sarebbero stati i Sovietici, che erano in competizione con gli Americani e avrebbero avuto una vittoria memorabile svelando un eventuale retroscena dell’Apollo 11. Ci sono poi le trasmissioni Radio, che venivano proprio dalla Luna, un fatto accertato anche dai radioamatori che avevano sotto controllo i tempi d’invio e di risposta dei messaggi: avrebbero scoperto rapidamente l’inganno se le trasmissioni fossero arrivate dalla Terra”.


Alessandro Martegani


Foto: Reuters
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