Foto: ANSA
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Gli occhi sono puntati sul Cairo dove il futuro della causa palestinese e del processo di pace è sotto analisi. Tuttavia, sembra improbabile la possibilità che si trovi un accordo per un comunicato congiunto, visto la delicatezza del tema e le posizioni contrastanti. Le aspettative sono limitate anche dalla presenza ridotta degli Stati Uniti, rappresentati dall’incaricato d’affari dell’ambasciata. Aprendo i lavori del summit, Al-Sisi ha dichiarato che ciò che sta accadendo a Gaza mette alla prova l’umanità intera, ed ha esortato a stabilire un piano d’intervento per porre fine a questa crisi ed iniziare ad attivare il flusso di aiuti verso la Striscia. “Bisogna mettere fine a questo incubo” le prime parole di Antonio Guterres, segretario dell’Onu, nel suo intervento al summit. Per lui non è possibile giustificare il terrorismo di Hamas, né la punizione collettiva della popolazione palestinese, ma occorre applicare “la legge umanitaria e la convenzione di Ginevra”.

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Anche Pedro Sanchez, primo ministro della Spagna, che detiene la presidenza di turno dell’Ue, è intervenuto mettendo alla luce due concetti: la protezione di tutti i civili, gli ostaggi e quelli che si trovano a Gaza, e la priorità della conferenza, in modo che diventi il primo passo verso una soluzione storica tra Israele e Palestina. Intervenuta alla Conferenza per la pace anche la presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, la quale ha sottolineato che “il vero obiettivo di Hamas non è difendere il popolo palestinese, ma creare un solco incolmabile fra paesi arabi, Israele e Occidente, compromettendo definitivamente pace e benessere”. La premier ha continuato affermando che “di fronte ad azioni di questo genere, uno Stato è legittimato a rivendicare il proprio diritto alla difesa, ma la reazione non può essere e non deve mai essere motivata da sensi di vendetta”.

Al Cairo ha preso parola anche il presidente palestinese Abbas, sottolineando il fatto che stanno affrontando l’aggressione e l’ostilità dell’esercito di Israele che va contro i principi della legge internazionale, mirando a ospedali, scuole e centri di rifugio per i civili. “Dal primo giorno abbiamo chiesto che sia fermata questa aggressione e che ci sia l’apertura di corridoi umanitari” ha continuato Abbas, evidenziando che né ora né in futuro i palestinesi lasceranno le loro terre.

B.Ž.