Foto: Reuters
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Inizia oggi Il 54° incontro annuale del World Economic Forum (WEF) a Davos, in Svizzera. Il meeting durerà fino venerdì e vedrà la partecipazione di 2.800 leader mondiali provenienti da 120 Paesi, fra cui circa 60 Capi di Stato o di governo. Previsti anche amministratori delegati di grandi aziende, investitori, giornalisti nonché diverse celebrità. Parola chiave: diplomazia con un unico e chiaro obiettivo, se pur non semplice: ricostruire la fiducia per rilanciare la crescita economica in un mondo sempre più spezzettato e scosso dalle guerre che continuano a spargere incertezza. Gli argomenti principali riguarderanno il clima, i diversi conflitti del mondo con particolare attenzione alla guerra in Medio Oriente e in Ucraina; ci si concentrerà anche sullo stato dell'economia mondiale, sulle tensioni commerciali globali, sul rapido sviluppo dell'intelligenza artificiale e sulla lotta al cambiamento climatico, che secondo le organizzazioni ambientaliste manca di determinazione, nonostante gli effetti devastanti siano già chiaramente visibili. Si avvicina, inoltre, il secondo anniversario dell’inizio della guerra in Ucraina e tra gli ospiti dell’incontro sarà presente il Presidente Zelensky, il quale parteciperà tenendo un discorso definito speciale. Tenterà di sfruttare l’annuale convegno per consolidare il sostegno militare ed economico dell’Occidente. Grande attesa, inoltre, per il segretario di Stato americano Antony Blinken, il consigliere per la sicurezza nazionale statunitense Jake Sullivan, il presidente argentino Javier Milei insieme al premier cinese Li Qiang e al presidente israeliano Isaac Herzog. Presenti anche il Segretario generale delle Nazioni Unite insieme al Segretario generale della NATO e alla Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Tra i partecipanti, nelle giornate di martedì e mercoledì anche la Ministra degli Affari esteri ed europei Tanja Fajon. Un incontro importante quello di Davos, che dato un numero considerevole di partecipanti nonché una tensione non irrilevante riguardo la questione geopolitica, ha costretto le autorità svizzere a creare un sistema di sicurezza rafforzato intorno alla città: sono infatti all’incirca 9.000 gli agenti di polizia impegnati con svariati posti di blocco.