Quest'anno è lo scrittore sloveno Peter Svetina l'autore del messaggio internazionale diffuso dall'Associazione mondiale della letteratura per ragazzi- IBBY, mentre l'illustratore Damijan Stepančič ne ha realizzato il manifesto. Nel messaggio intitolato »Fame di parole« lo scrittore Peter Svetina sottolinea che le parole nelle poesie e nelle storie sono cibo, non per il corpo, ma per l'anima. Accosta poi la figura dello scrittore e del poeta ai verdi cespugli in cui in primavera trovano asilo i bozzoli delle farfalle. Sono come l'ovatta o i fili di seta, in essi i bruchi hanno già mangiato foglia dopo foglia, fino a spogliare quasi del tutto i cespugli. Appena cresciute le farfalle spiccano il volo, ma i cespugli non muoiono. Durante l'anno rinverdiscono, e poi ancora e ancora. Così è anche per lo scrittore e il poeta-osserva Svetina-le loro storie e poesie li stremano e quando sono scritte prendono il volo, entrano nei libri, vanno tra gli ascoltatori. Tutto ciò si rinnova in continuazione. I due autori sloveni a cui è sata affidata la redazione del messaggio e la realizzazione del manifesto, Peter Svetina e Damijan Stepančič, sono stati anche nominati per il premio internazionale Hans Christian Andersen 2020. Il premio è il più importnte riconoscimento internazionale nel campo della letteratura per l'infanzia e la gioventù. Ogni due anni viene assegnato a un autore e a un illustratore per meriti straordinari nel campo della letteratura per ragazzi. Bisogna andare al 1997 per ricordare in Slovenia la medesima prestigiosa investitura, che allora venne affidata al poeta Boris A. Novak e all'illustratore Matjaž Schmidt. Il premio Han Christian Andersen, noto anche come »il Piccolo Premio Nobel« della narrativa per l'infanzia è stato assegnato nel 1970 a Gianni Rodari, di cui quest’anno si celebra il centenario della nascita, e nel 2008 per la categoria illustratori, a Roberto Innocenti. I vincitori ricevono una medaglia d'oro e un diploma consegnato dal sovrano di Danimarca.

Miro Dellore

Foto: Wikipedia Commons
Foto: Wikipedia Commons