Foto: EPA
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Stati Uniti e Gran Bretagna hanno lanciato attacchi contro postazioni Houthi nello Yemen dopo che i miliziani hanno sfidato il monito a non proseguire i raid nel Mar Rosso. Nell'azione sono stati coinvolti anche Paesi Bassi, Australia, Canada e Bahrein, fornendo logistica, intelligence e altri supporti. Gli attacchi, secondo quanto riferito da un dirigente statunitense alla stampa, sono stati condotti con caccia da combattimento e missili Tomahawk. Oltre una dozzina di obiettivi sono stati colpiti da missili lanciati da cielo, terra e mare e sono stati scelti per indebolire la capacità degli Houthi di attaccare le navi in transito, tra cui sistemi radar, depositi e siti di lancio dei droni, missili balistici e da crociera. In una nota il Presidente statunitense Biden ha confermato che l'azione è stata effettuata su suo ordine, precisando che si tratta della risposta diretta agli attacchi e che non si esiterà a prendere ulteriori misure per proteggere il libero flusso del commercio internazionale, se necessario. Il portavoce Houthi ha affermato che non è stato preso di mira alcun paese al mondo tranne Israele, che vi sarà una risposta ampliata nel breve termine e che si continuerà a colpire le navi in transito verso Israele unitamente a quelle dei Paesi che hanno preso parte all'azione in quanto ora tutti gli interessi statunitensi e britannici sono divenuti obiettivi legittimi, secondo quanto deciso dal Consiglio Politico Supremo Houthi. Il Ministro degli Esteri britannico Cameron ha dichiarato che la sicurezza e la libertà di navigazione nel Mar Rosso sono fondamentali ed è per questo che è avvenuto l'intervento, ricordando che il Consiglio di Sicurezza ONU ha stabilito che gli Houthi devono fermare gli attacchi. Il portavoce NATO ha indicato che l'azione è stata difensiva e progettata per preservare la libertà di navigazione, con l'obiettivo di allentare le tensioni e ripristinare la stabilità nell'area. Un comunicato congiunto della coalizione ha evidenziato che gli attacchi iniziati a metà novembre costituiscono una sfida internazionale e che l'azione è un impegno per la libertà di navigazione, il commercio internazionale e la difesa della vita dei marinai da attacchi illegali e ingiustificabili.

Franco de Stefani