Foto: Reuters
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Nell'operazione sono stati utilizzati missili Tomahawk, lanciati da navi da guerra e aerei da combattimento. I raid hanno portato alla morte di cinque appartenenti delle forze ribelli e al ferimento di altri sei. Secondo fonti militari, tra gli obiettivi c'erano hub logistici, sistemi di difesa aerea e luoghi di deposito di armi, utilizzati dagli Houthi anche per operazioni contro navi in transito nel Mar Rosso. Queste "hanno messo in pericolo il personale statunitense, i marinai civili, i partner degli Stati Uniti e il commercio e hanno minacciato la libertà di navigazione". Lo ha detto il capo della Casa Bianca, Joe Biden, annunciando che l'attacco è stato sferrato su suo ordine.
Pronta la risposta degli Houthi che avrebbero lanciato una raffica di missili Cruise e balistici contro navi da guerra degli Stati Uniti e del Regno Unito. Il portavoce dei ribelli yemeniti ritiene che non ci sia "assolutamente alcuna giustificazione" per l'aggressione contro lo Yemen. "Non c'era alcuna minaccia alla navigazione internazionale nel Mar Rosso e nel Mar Arabico. Gli attacchi hanno colpito e continueranno a colpire le navi israeliane o quelle dirette ai porti della Palestina occupata", ha spiegato.
Intanto arrivano le prime reazioni: l'Arabia Saudita ha chiesto di "evitare un'escalation", la situazione infatti desta "grande preoccupazione"; la Russia ha invece chiesto una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza Onu. L'Iran ha condannato fermamente gli attacchi ritenendoli "un'azione arbitraria e una chiara violazione della sovranità e dell'integrità territoriale" dello Yemen. L'Australia, al contrario, ha dato il suo sostegno alle azioni militari dei due paesi occidentali. Secondo uno dei leader di Hamas, si tratta di "un'aggressione e una provocazione per l'intera nazione". Gli attacchi indicano "la volontà di espandere l'area del conflitto al di fuori dalla Striscia di Gaza e avranno delle conseguenze", ha annunciato. Anche Hezbollah ha condannato "la grave aggressione contro la sovranità dello Yemen e contro il suo popolo" che "conferma ancora una volta che l'America è il partner a pieno titolo nelle tragedie e nei massacri commessi dal nemico sionista a Gaza e nella regione".
Fonti governative di Roma hanno spiegato che l'Italia si è rifiutata di prendere parte agli attacchi commessi da Stati Uniti e Gran Bretagna contro gli Houthi dello Yemen. Roma ha infatti preferito perseguire una politica "distensiva" nel Mar Rosso. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha spiegato che l'Italia è stata informata dell'attacco "con parecchie ore d'anticipo", non può però agire in azioni di guerra senza un dibattito del Parlamento, perché la Costituzione non lo permette. "Ci battiamo sempre politicamente per la libera circolazione marittima che è di grande importanza", ha detto ancora Tajani. "Seguiamo con preoccupazione quello che accade nel Mar Rosso", ha precisato, "e lavoriamo per una soluzione pacifica anche nello Yemen".