Foto: Reuters
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La Jihad islamica ha annunciato l'uccisione in un raid israeliano di Taysir Alghouti, membro dell'Ufficio politico dell'organizzazione. Alghouti, ha spiegato la fazione palestinese, è stato colpito nella sua casa di Rafah, nel sud della Striscia, insieme alla famiglia, di cui numerosi componenti sono periti nell'attacco.

Un palestinese è stato invece ucciso in scontri con l'esercito israeliano nel campo profughi di Askar vicino Nablus in Cisgiordania ed inoltre ci sono stati anche altri 10 feriti. Incidenti e scontri sono stati poi segnalati a Tammun vicino Nablus e a Jenin nel nord della Cisgiordania.

Nel frattempo, in un video diffuso sui social, si vedono alcuni soldati delle Forze di difesa israeliane che innalzano la bandiera nazionale di Israele su una casa del nord della Striscia di Gaza. Secondo quanto riferito dalla stampa locale è la prima volta che la bandiera israeliana sventola a Gaza dal 2005, quando 21 insediamenti israeliani nell'enclave palestinese erano stati smantellati e all'esercito israeliano era stato ordinato di evacuare l'area.

Israele però ha anche riaperto la seconda delle tre condutture idriche che confluiscono nella Striscia di Gaza, consentendo ora a un totale di circa 28,5 milioni di litri al giorno di fluire nel territorio controllato da Hamas, densamente popolato e messo sotto assedio, con la conseguenza di una grave crisi umanitaria. Anche le comunicazioni telefoniche e Internet sono gradualmente tornate a funzionare a Gaza.

La situazione preoccupa anche gli USA: il consigliere per la Sicurezza nazionale degli Stati Uniti Jake Sullivan ha annunciato, un nuovo colloquio tra il presidente Joe Biden ed il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Sullivan ha sottolineato che continuano i negoziati sia per la liberazione degli ostaggi sia per il permesso ai cittadini stranieri di lasciare Gaza.
Infine, anche papa Francesco, durante l'Angelus ha chiesto il cessate il fuoco, il rilascio degli ostaggi e spazi per garantire gli aiuti umanitari.

Davide Fifaco