Foto: Reuters
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Cinque persone sono state tratte in salvo dopo essere rimaste sepolte sotto le macerie per oltre 170 ore in diversi punti della Turchia colpiti dal violento terremoto, secondo informazioni diffuse dall'agenzia di stampa turca Anadolu. Ma al di là dei casi individuali, il bilancio del terremoto che lunedì scorso ha devastato il sud della Turchia e la Siria nord-occidentale ha raggiunto quota 41 mila morti: un numero destinato ad aumentare, perché con ogni probabilità le cifre che arrivano dalla Siria sono sottostimate. Al momento le vittime accertate in Turchia sono 31.643, mentre il bilancio in Siria parla di circa 9.300 vittime, secondo il responsabile regionale emergenze dell'Organizzazione mondiale della sanità, Rick Brennan, che nel computo ha inserito anche le zone controllate dai ribelli.
E mentre il drammatico bilancio delle vittime peggiora di ora in ora, il presidente turco, Recep Erdogan, criticato per la macchina degli aiuti che procede a rilento - soprattutto nelle zone a maggioranza curda, non un caso secondo alcuni osservatori - è passato al contrattacco.
Anche in vista del doppio appuntamento elettorale in programma il 14 maggio per rinnovare parlamento e carica presidenziale, Erdogan aveva promesso tolleranza zero verso sciacalli e costruttori negligenti. E così il governo ha istituito un'unità d'investigazione speciale per i crimini legati al sisma, che ha portato all'ispezione di 122.152 palazzi, fra edifici crollati o pericolanti, con "irregolarità palesi" riscontrate in almeno 6400 fra essi. Da qui sono stati spiccati 130 mandati di arresto e accuse di aver utilizzato cemento di qualità scadente o aver imbottito i muri di polistirolo in proporzioni ben oltre di quelle necessarie all'isolazione.

Valerio Fabbri