Foto: Reuters
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Xi Jinping è stato quindi riconfermato per un terzo mandato alla guida della Cina con ancora più poteri. La modifica alla Costituzione del Partito Comunista porta infatti provvedimenti, volti a cementare lo status centrale di Xi e il ruolo guida del suo pensiero politico all'interno del PCC.
Al Congresso, che si tiene una volta ogni cinque anni, sono state adottate pure delle risoluzioni sui rapporti presentati dal Comitato centrale del partito e della Commissione centrale per l'Ispezione disciplinare. Sono inoltre stati eletti i nuovi membri di entrambi gli organi ed è stato quindi avviato il processo di rinnovo dei dirigenti politici. Questo si chiuderà con la prima sessione plenaria del nuovo Comitato centrale del Partito Comunista cinese, quando saranno nominate le più alte cariche del PCC; si darà inoltre inizio al terzo, inedito mandato per Xi come segretario generale.
Nel corso del Congresso, il Partito comunista, nella sua carta fondamentale, ha pure sancito una ferma opposizione contro l'indipendenza di Taiwan: esprime quindi "opposizione risoluta per scoraggiare i separatisti che cercano l'indipendenza".
Inoltre, quattro degli attuali sette membri del Comitato permanente del Politburo uscente sono stati esclusi dal nuovo Comitato centrale, tra cui il premier, Li Keqiang.
Quest'anno il Congresso è stato segnato anche da un piccolo colpo di scena. Inaspettatamente l'ex capo dello Stato, Hu Jintao, ha lasciato la cerimonia di chiusura scortato da due assistenti. Il settantanovenne è infatti apparso notevolmente invecchiato e indebolito.


E. P.