Per qualcuno sono un oggetto sconosciuto, difficile perfino da comprendere, per altri un comune metodo di pagamento, per qualcuno una (rischiosa) opportunità d’investimento.
Le cryptovalute sono ancora uno dei temi finanziari del momento, e, nonostante le ampie fluttuazioni nelle quotazioni, continuano a rimanere sotto osservazione da parte degli investitori e anche delle banche centrali che hanno confermato la volontà di emettere la propria valuta elettronica.
Si tratta però per ora di un mondo in cui esistono poche e labili regole, soggetto a rapidi guadagni e ad altrettanto improvvisi tracolli, e non esente da vere e proprie truffe.
Negli ultimi mesi centinaia di migliaia gli utenti in tutto il mondo, spesso senza le adeguate competenze, hanno perso i propri risparmi dopo averli investiti in società ancora poco regolate e non abbastanza trasparenti. A questo settore Crypt&Co, divisione del Gruppo Allcore Spa, che offre consulenza legale e fiscale in ambito crypto, ha dedicato una sorta di vademecum, con 10 consigli pratici per maneggiare le cryptovalute limitando i rischi, anche perché, una volta scomparso il capitale, non ci sono le tutele previste per i canali ufficiali, né una banca o un ente a cui rivolgersi: una transazione in cripto è irreversibile e praticamente anonima, e una volta inviata la propria criptovaluta a qualcuno, è impossibile, recuperarla in caso di truffa.
Per evitare brutte sorprese è necessario innanzitutto evitare di prestare fede a promesse di guadagni rapidi ed eccessivi, tipiche dei truffatori. È un indice di truffa anche un sito internet fatto in modo approssimativo, (visto che per le truffe i siti devono durare solo poche settimane, giorni o persino solo qualche ora, e i truffatori in genere non assumono un team di designer), così come l’assenza di white paper scritti dai fondatori che spiegano lo scopo e il funzionamento della società.
Non è un buon segno se i fondatori della cryptovaluta sono anonimi e senza immagini, o non è possibile reperire informazioni chiare sui fondatori sui social o siti di settore.
Un fondatore, un broker o un exchange legittimo poi non chiederà mai agli utenti la chiave privata, l‘equivalente crittografico del nome utente e del codice di accesso al conto corrente bancario: se qualcuno lo fa, è bene lasciar perdere.
Diffidare anche di qualsiasi proposta di criptovalute gratuite, soprattutto se a fronte della richiesta d’informazioni personali o bancarie, ed è bene anche verificare che i siti corrispondano all’Url corretto e non siano falsi. Diffidare anche se appaiono consigli di personaggi famosi, e se le proposte giungono dai social.
Vale poi sempre la regola generale prima d’investire: studiare e comprendere esattamente tutti i dettagli e le condizioni della transazione.
Nel caso poi si cada vittima di una truffa, pur nella consapevolezza che la possibilità di rientrare in possesso del proprio denaro è quasi nulla, è necessario rivolgersi alla Polizia postale, e all’arbitro per le controversie finanziarie presso la Consob, nel caso il sito di trading sia autentico, ma soprattutto bisogna evitare di farsi truffare due volte: spesso infatti la vittima del raggiro viene anche contattata da una sedicente organizzazione investigativa internazionale, che prospetta la possibilità di rientrare in possesso delle proprie somme chiedendo di pagare ulteriori somme di denaro.

Alessandro Martegani