Brittany Griner (Foto: AP)
Brittany Griner (Foto: AP)

È finito, dopo dieci mesi, l’incubo di Brittney Griner, la giocatrice americana di pallacanestro, due volte campionessa olimpica, arrestata in Russia nel febbraio scorso dopo esser stata trovata in possesso di meno di un grammo di olio di cannabis, sostanza usata per i dolori dovuti all’attività sportiva, ma non consentita in Russia.
La giocatrice 31 enne, stella della nazionale americana e in forza all’epoca dell’arresto alla squadra degli Urali di Ekaterinburg, si era dichiarata colpevole, affermando di aver inavvertitamente portato la sostanza in Russia, ed era stata condannata a 9 anni di prigione.
La sua vicenda si era inserita nel quadro di tensione fra Washington e Mosca, ma da settimane i due governi trattavano su uno scambio di prigionieri, che oggi si è concluso.

Foto: Reuters
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Griner, recentemente trasferita in una prigione a 500 chilometri da Mosca, è rientrata in un accordo che ha riportato in Russia il trafficante di armi Viktor Bout. Lo scambio con la giocatrice è avvenuto all'aeroporto di Abu Dhabi, confermato dal presidente americano Joe Biden: "Ho parlato con Brittney Griner pochi istanti fa. È al sicuro, su un aereo e sta tornando a casa", ha detto.
Viktor Bout, condannato a 25 anni di carcere negli Stati Uniti per traffico di armi e sostegno a gruppi terroristi, avrebbe venduto armi a numerosi gruppi ribelli e signori della guerra dopo la caduta dell'Unione Sovietica. Era stato arrestato nel 2008 a Bangkok, e due anni dopo era stato estradato negli Stati Uniti, dove ha trascorso 12 anni in prigione. Alla sua storia era stato anche ispirato il film “Lord of War”, con Nicholas Cage.
Dallo scambio è rimasto fuori Paul Whelan, un dirigente della sicurezza aziendale del Michigan incarcerato in Russia dal dicembre 2018 con accuse di spionaggio, totalmente false però per la sua famiglia e il governo degli Stati Uniti. Nelle scorse settimane sembrava possibile uno scambio due a uno, ma il profilo di Brittney Griner, donna nera, apertamente gay, arrestata in un paese ostile alla comunità LBGTQ, l’aveva fatta diventare l'americana di più alto profilo incarcerata all'estero, un simbolo del braccio di ferro fra Stati Uniti e Russia, accrescendone il valore di scambio con la Russia.

Alessandro Martegani