Quasi 12 milioni di documenti analizzati, oltre 600 giornalisti di 150 testate, anche della Slovenia, impegnati nell'inchiesta denominata "Pandora Papers", che ha portato alla scoperta di miliardi nascosti nei paradisi fiscali da leader politici, imprenditori, banchieri e celebrità, Tra le personalità politiche che sarebbero coinvolte figurano il premier ceco Andrej Babiš, il re di Giordania, il presidente del Kenya, l'ex premier britannico Tony Blair assieme alla moglie, miliardari di Stati Uniti, Russia e Turchia. Nelle carte spuntano fuori anche nomi di uomini e donne vicini al presidente russo, Vladimir Putin. Dall'indagine emergono 35 nomi di attuali o ex leader mondiali e oltre 300 nomi di politici, ministri, leader di partito, parlamentari, insieme a generali, capi dei servizi segreti, manager pubblici e privati, banchieri, industriali, celebrità del mondo dello sport, della moda e dello spettacolo, di oltre 90 paesi. Ma anche di criminali, ex terroristi, bancarottieri, trafficanti di droga, mafiosi. Oltre 9 mila i documenti che chiamano in causa la Slovenia, con corrispondenza elettronica, attestati di proprietà, piani aziendali e altro materiale di almeno 40 società delle Isole Vergini, Seychelles, Cipro, Belize e altri paradisi fiscali. I documenti rivelano i titolari delle aziende, comprendenti anche sportivi, imprenditori, nonché’ sospettati di reati economici e finanziari e latitanti, sfuggiti a processi dinanzi a tribunali sloveni. Alcune aziende risultano coinvolte in frodi ai danni dei consumatori, trasferimento del patrimonio per sottrarsi ai creditori e presunto riciclaggio di denaro. La maxinchiesta ricorda da vicino Panama Papers, cinque anni fa, quando uno scandalo di proporzioni planetarie aveva fatto tremare i leader e i vip di mezzo mondo, con la diffusione di un'enorme quantità di documenti riservati che mostravano il funzionamento di una delle più importanti società del mondo che si occupava di creazione e gestione di società off shore in paesi considerati "paradisi fiscali", la Mossack Fonseca, che aveva sede a Panama e poi chiusa nel 2018.

Delio Dessardo

Foto: Reuters
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