L'umanità per migliorare ancor più dell'istruzione abbisogna di educazione. Il progresso generale risulta da tutti i progressi individuali e non consiste solo nello sviluppo dell'intelligenza o nell'acquisizione di qualche conoscenza ma consiste soprattutto nel miglioramento morale. Oggi assistiamo ad un dissolvimento della moralità e non ce ne accorgiamo, non riusciamo ad opporre un'efficacie resistenza in quanto temiamo l'esclusione sociale. Siamo preda di azioni omologate, non sono il frutto della nostra coscienza critica. La cultura della conformità prevale sino dalla più tenera età, già a scuola e anche in famiglia ai bambini si insegna che il successo si consegue più facilmente se ci si adatta, rinunciando alla realizzazione autentica di sé. Anche la nostra identità è messa in forse, è messa in discussione come avviene con la precarietà dei beni di consumo e del mondo stesso, ovvero è priva di un contesto durevole e rassicurante. L'identità stessa pertanto può e deve adattarsi ai cambiamenti, e così le relazioni diventano "usa e getta". La nostra immagine viene esibita come si fa con i vestiti in vetrina, attraverso i social network sempre in forme nuove e così facendo si declina lo svuotamento identitario. "E' social si dirà" - fa parte di quell'essere conformi, lo esige il nostro tempo che vuole la pubblicazione del privato. Da spettatori ci trasformiamo in attori - protagonisti. L'importante non è essere ma apparire. Ed è nell'elisione della nostra immagine il declino della nostra società. Le emozioni, i sentimenti, il cuore non accompagnano più le nostre azioni. Stiamo diventando cinici, egocentrici, non sappiamo relazionarci, e dunque apatici, non abbiamo progetti e sensibilità, la famiglia non rappresenta più il polo catalizzatore e la società non dà alcun richiamo. Rifugiarci nel virtuale non ci aiuterà e meno ancora aiuterà l'umanità a progredire.

Corrado Cimador

Gašper Foto: Unicef
Gašper Foto: Unicef