Foto: Reuters
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Ormai anche le autorità cinesi ammettono di non riuscire a determinare la vera portata dell'epidemia da Covid che si è nuovamente abbattuta sul Paese, perché i test di screening non sono più obbligatori e i dati sono frammentari. In poco tempo, il sistema sanitario è stato messo in ginocchio e le farmacie inondate di richieste per i medicinali contro la febbre.

Il vicepresidente di uno dei principali ospedali di Shanghai ha spiegato che nella metropoli la diffusione della pandemia è molto estesa, potrebbe essere stato raggiunto il 70%, contagi 20 o 30 volte superiori a quelli di aprile e maggio. Il medico ha aggiunto che nel suo ospedale si contano ogni giorno 1.600 ricoveri d'emergenza, il doppio rispetto al numero antecedente l'allentamento delle restrizioni, l'80% dei quali legati al Covid.

Shanghai, peraltro, era già stata soggetta ad un pesante lockdown di due mesi a primavera, quando erano stati contagiati oltre 600mila residenti.

Intanto l'Unione Europea ha offerto gratuitamente a Pechino vaccini contro il Covid-19, per aiutare la Cina a contenere il diffondersi dell'epidemia nel Paese.
Lo riporta il Financial Times, che precisa però che Pechino non ha accettato l'offerta. La produzione di vaccini cinese "soddisfa le esigenze di garantire che tutte le persone idonee alla vaccinazione abbiano accesso ai vaccini Covid", ha spiegato la portavoce del ministero degli Esteri cinese. "La situazione Covid in Cina è prevedibile e sotto controllo", ha assicurato la portavoce.

Secondo il quotidiano economico britannico "la commissaria Kyriakides ha contattato le sue controparti cinesi per offrire solidarietà e sostegno, compresa la competenza in materia di salute pubblica, nonché attraverso donazioni di vaccini dell'Ue adattate alla variante".
Intanto l'European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc) ha riferito in una nota: "Non si prevede che l'ondata di casi Covid in Cina influirà sulla situazione epidemiologica del Covid-19 nell'Unione Europea e nello Spazio Economico Europeo". Secondo l'organismo europeo, "le varianti che circolano in Cina sono già in circolazione nell'UE e, in quanto tali, non rappresentano un pericolo per la risposta immunitaria dei cittadini UE, che hanno livelli di immunità e vaccinazione relativamente elevati".

Davide Fifaco