Foto: EPA
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La magistratura della Repubblica islamica dell'Iran ha reso noto che Mohsen Shekari, arrestato durante le manifestazioni che da quasi tre mesi stanno sconvolgendo il Paese, e' stato giustiziato. Si tratta della prima esecuzione di un dimostrante dall'inizio delle proteste anti-governative. Intanto la sorella della guida suprema Ali Khamanei ha fatto un duro appello al fratello. Il tribunale ha giudicato Shekari colpevole del reato di guerra contro Dio e per avere bloccato una strada con l'intento di creare terrore e uccidere oltre ad avere ferito intenzionalmente con un'arma da taglio un membro delle Guardie Rivoluzionarie. Secondo la magistratura l'uomo avrebbe confessato e la sentenza e' stata confermata dalla Corte Suprema. Anche altri manifestanti potrebbero essere giustiziati in breve tempo, sono infatti sette i dimostranti condannati alla pena capitale. Le autorita' iraniane stanno tentando di reprimere con la violenza il movimento di protesta, iniziato con le donne che manifestavano per maggiori liberta' e il rispetto dei loro diritti umani, ed e' giunto a coinvolgere gli uomini di diverse classi sociali, uniti nella richiesta di mettere fine al sistema stesso della Repubblica islamica. Finora le vittime della repressione sono oltre 400, una sessantina delle quali minorenni. Un duro appello affinche' le autorita' ascoltino le ragioni della rivolta e' intanto giunto dalla sorella della guida suprema Khamenei, Badri, la quale ha pesantemente criticato il fratello per non avere ascoltato la voce del popolo. In una lettera aperta ha ricordato di avere tagliato i ponti con il leader dopo avere tentato ripetutamente di convincerlo ad ascoltare le richieste della piazza. Nella sua lettera Badri Khamenei ha auspicato un veloce vittoria del popolo e il rovesciamento di questa tirannia al potere. In carcere si trova anche la nipote di Khamenei per averlo accusato di uccidere bambini.

Franco de Stefani