Foto: Reuters
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Il nuovo governo del Premier Netanyahu, il trentasettesimo della storia di Israele, ha ottenuto la fiducia della Knesset, il parlamento. Hanno votato a favore 63 dei 120 deputati, i voti contrari sono stati 54. Lo ha reso noto il Presidente della Knesset Ohana. Nonostante il caos scatenato da poco meno della meta' dei cittadini israeliani, che hanno definito il nuovo governo anti-arcobaleno, estremista e autoritario, e riflessosi nell'opinione pubblica locale e internazionale, Netanyahu ha compattato la coalizione di destra rivelando una tenuta importante della sua leadership. Tanti i tentativi di affiancare il suo nome a invisi leader della destra nel mondo, da Orban a Bolsonaro, ma nel suo curriculum non vi e' traccia di autoritarismo. Si nota infatti l'assenza di giornalisti bloccati, politici tacitati, intellettuali contestati, ne' di interventi oppressivi sull'economia o sui sindacati. Netanyahu, nella formazione del nuovo esecutivo, ha dovuto tenere conto dei partner nazionalisti e religiosi da una parte, mentre dall'altra ha saputo resistere di fronte alle tendenze illiberali e bigotte e ha dovuto fare molte dichiarazioni per rassicurare che nessun cittadino verra' discriminato e che l'uguaglianza e' un valore fondamentale di Israele. Il quotidiano Haaretz, che si fregia degli attributi di liberale e democratico, ha dimenticato che il nuovo esecutivo e' uscito da libere elezioni facendo previsioni simili a quelle per l'Italia con l'elezione della Meloni. Sulla stampa internazionale il nuovo esecutivo israeliano e' stato presentato con caratteri estremi dipingendo la situazione come un disastro totale e un calderone di instabilita'. Il rischio maggiore appare quello di una chiamata in piazza contro il governo eletto, un invito a boicottare Israele. La ribellione viene portata anche in quello che deve rimanere sempre compatto, vale a dire l'esercito, mentre Netanyahu si prepara a gestire, fino a che la situazione sara' piu' calma, da una parte la contestazione massiccia e dall'altra gli alleati riottosi.

Franco de Stefani