La Knesset ha adesso 21 giorni di tempo per designare un eventuale nuovo mandatario. Se non dovesse trovarlo, o se questi non riuscirà a portare in porto l'incarico in due settimane, Israele andrà di nuovo alle urne. E' una crisi politica senza precedenti per il paese, con l'instabilità che si protrae dalle elezioni dell'aprile dell'anno scorso e che altri due appuntamenti elettorali, in settembre e lo scorso marzo, non hanno risolto.

Il Likud di Netanyahu e i centristi di Blu e Bianco che fanno capo a Ganz si erano detti nei giorni scorsi vicinissimi a un accordo e il capo dello stato ha concesso ai due rivali 48 ore aggiuntive per finalizzarlo, ma tutti i tentativi sono naufragati, a quanto sembra sulla questione dell'immunità da concedere o no al premier uscente che il mese prossimo deve comparire dinanzi al giudice per corruzione.

Netanyahu pretenderebbe la garanzia che la Corte suprema non lo escluda dal gioco politico a causa delle incriminazioni. Il Likud rivendica inoltre il diritto di veto sulle nomine dei magistrati.

Ganz, ex capo di stato maggiore delle forze armate, ha perso sostegno in seno al suo partito per aver tradito la promessa che non avrebbe intavolato una trattativa con Netanyahu, mentre lo Yesh Atid di Yair Lapid e il Telem di Moshe Yalon, due partiti che hanno abbandonato l'alleanza con Blu e Bianc presenteranno una proposta di legge che impedisca agli incriminati come Netanyahu di avere l'incarico.

La vecchia volpe della politica israeliana però potrebbe benissimo farcela, approfittando dell'inesistenza di una maggioranza e dei sondaggi che premiano la sua gestione dell'emergenza coronavirus. Se si dovesse votare, il Likud potrebbe raggiungere la necessaria quota di seggi assieme ai partiti della destra tradizionalista e ortodossa, senza avere più bisogno di Ganz.

Boris Mitar

Foto: Reuters
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