Foto: Reuters
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Un anno e mezzo di lavoro e relazioni a distanza hanno aumentato l’uso dei mezzi informatici un po’ in tutto il mondo, ma purtroppo è aumentata anche l’attività dei pirati informatici.
Il dato emerge da uno studio di Trend Micro Research, una divisione specializzata in cybersecurity.
Nel solo 2020 il gruppo ha rilevato un totale di 62,6 miliardi di minacce, 119 mila al minuto, con una crescita del 20 per cento rispetto al 2019. Gli attacchi alle reti domestiche sono cresciuti del 210 per cento raggiungendo i 2,9 miliardi.
Gli attacchi informatici hanno sfruttato proprio il disagio e l'incertezza causati dalla pandemia, inviando, soprattutto negli Stati Uniti, in Germania e Francia, mail per attività di “phishing”, vale adire la sottrazione d’informazioni personali e finanziarie, che rappresenta il 91 per cento di tutte le minacce presenti on line. Nei messaggi si offrivano pacchetti di aiuti economici legati al Covid-19, o si promettevano vaccini, invitando a inserire i propri dati.
Un'altra attività illecita è quella che sfrutta “ransomware”, un malware che blocca il computer e visualizza una richiesta di denaro per il ripristino dell'accesso da parte delle vittime ai dati crittografati, ma in alcuni casi minaccia anche di diffondere le informazioni sensibili in caso di mancato pagamento. L'aumento del lavoro da remoto ha anche incrementato gli attacchi tramite programmi di videoconferenza.
Trend Micro Research ha anche stilato una sorta di classifica dei paesi maggiormente esposti ad attacchi informatici e a pericoli: al primo posto ci sono gli Stati Uniti, seguiti dal Giappone, entrambi con più di 30 milioni di attacchi informatici in un mese, ma subito dopo c’è l'Italia con quattro milioni, seguita da India e Australia.

Alessandro Martegani