Foto: EPA
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L'attuale epicentro della crisi in Afghanistan rimane l'aeroporto di Kabul, dove in una settimana si sono contate venti vittime tra gli afghani, schiacciati dalla ressa di persone che ogni giorno cercano di fuggire. I talebani, intanto, sono pronti a sedare le ultime sacche di resistenza, in particolare i ribelli del Panjshir, mentre accusano gli americani per il caos scoppiato nel principale scalo del Paese. L'Unione europea ed alcune cancellerie del Vecchio Continente, come Parigi e Londra, stanno facendo pressioni sugli americani affinché agevolino le evacuazioni dei civili in pericolo. Josep Borrell, Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ha dichiarato che "evacuare 60.000 persone entro fine mese è matematicamente impossibile". Comunque, l'Europa ha parlato di fare fronte comune per non abbandonare l'Afghanistan dopo il ritiro delle truppe Nato, fino a coinvolgere anche Russia, Cina e India, attori "cruciali" nella partita afghana.
Sono ormai 20mila i civili che ogni giorno tentano di accaparrarsi un posto su un aereo destinato alle evacuazioni degli stranieri e dei loro collaboratori. Un gruppo di occidentali ha raccontato di persone aggrappate ai loro autobus mentre entravano in aeroporto.
Intanto le forze ostili ai fondamentalisti islamici si stanno preparando ad un conflitto prolungato; migliaia di afghani si sono uniti alla resistenza per prepararsi a combattere e cercare rifugi sicuri. Si parla di circa nove mila uomini armati, che si sono già ripresi alcuni distretti del nord del Paese, approfittando del fatto che le limitate risorse dei talebani, che non hanno il sostegno della maggioranza della popolazione, secondo i portavoce dei ribelli, non possono essere ovunque e contemporaneamente.

Davide Fifaco