Dopo la tragica esplosione nel porto di Beirut, costata la vita a centinaia di vittime e che ha ferito oltre 5mila persone, sono da subito iniziate le proteste contro il governo, che hanno visto manifestare diversi esponenti della società libanese. Uno dopo l'altro i ministri avevano iniziato quindi ad abbandonare l'esecutivo. I primi a lasciare, domenica, sono stati la ministra drusa dell'Informazione, Manal Abdel Samad, e Damianos Kattar, il ministro dell'Ambiente che fa parte della stessa setta cristiano-maronita del presidente Michel Aoun, alleato di Hezbollah. Ma è stato il ministro della Salute, Hamad Hassan, ad annunciare che "il governo libanese del premier Hassan Diab ha rassegnato le proprie dimissioni". La ministra Manal Abdel Samad, dimettendosi aveva dichiarato "è un appello a lasciare a tutti, perché questo governo non è stato in grado di fare nulla se non nascondere la negligenza. La bomba atomica che ci è esplosa a causa della corruzione, della negligenza e della cospirazione deve far sì che nessuno resti seduto sulla sua poltrona, chiedo ai miei amici deputati di dimettersi perché la loro presenza è diventata un fardello per il popolo libanese", aveva concluso.
Ora il problema è che grazie al sistema elettorale basato su quote settarie, i capi delle comunità sono capaci di influenzare i loro elettori. Sciiti, sunniti, cristiani, drusi e tutte le 17 confessioni riconosciute nella Costituzione hanno poca libertà di manovra e sono praticamente costretti ad eleggere gli stessi capi-famiglia che negli anni sono diventati capi-mafia, impegnati nel depredare le ricchezze del Libano
Inoltre in tutta la parte del Paese che si oppone al ruolo crescente di Hezbollah, aumenta l'ostilità per l'avanzata degli sciiti guidati da Hassan Nasrallah, legati all'Iran. Il fatto che le 2750 tonnellate di nitrato di ammonio depositate al porto fossero in qualche modo sotto il controllo della sicurezza di Hezbollah fa circolare in Libano mille supposizioni sul ruolo dell'ala militare del "partito di Allah" nel custodire quell'enorme deposito di esplosivo, o perlomeno di non aver gestito correttamente la situazione assieme agli alleati cristiano-maroniti del partito del presidente Aoun.

Davide Fifaco

Foto: Reuters
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