Foto: Reuters
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La Russia continua il suo braccio di ferro con la Corte Penale Internazionale dell'Aia. Il Ministero dell'Interno di Mosca ha infatti fatto sapere di avere inserito nella lista dei ricercati il Presidente dell'organo giudiziario internazionale Hofmanski in base a un articolo del Codice Penale russo. Si tratterebbe di una risposta all'ordine di arresto spiccato dal CPI nel marzo scorso nei confronti del Presidente Putin con l'accusa di crimini di guerra. Oltre che nei confronti di Hofmanski, le autorità russe hanno emesso ordini di cattura per i suoi vice, i giudici Ibanez Carranza e Schmitt. Nella primavera scorsa uguali misure erano state prese contro altri magistrati CPI, compreso il Procuratore Ahmad Khan. Il conflitto è iniziato il 17 marzo scorso quando la Corte, di cui la Russia non riconosce la giurisdizione, ha emesso un ordine di arresto nei confronti di Putin e del Commissario per i Diritti dei Bambini Maria Lvova Belova, accusandoli di crimine di guerra di deportazione illegale di popolazione e di trasferimento illegale di bambini dalle zone occupate dell'Ucraina alla Russia. Imputazioni respinte dalle autorità di Mosca secondo cui i bambini non sono stati spostati contro il volere dei parenti ma sono stati portati in salvo venendo fatti evacuare da aree soggette a bombardamenti o altre violenze. L'ordine di arresto ha limitato Putin nei suoi viaggi all'estero ma nel mese di ottobre ha in programma una visita in Cina, altro paese che non aderisce al tribunale internazionale. Le accuse di Mosca nei confronti di Hofmanski e dei suoi due vice non sono state rese note, ma è lecito attendersi che non si scosteranno di molto da quelle mosse al Procuratore Khan e ai due Giudici inseriti nella lista dei ricercati dalla magistratura russa, tra cui attacco a un rappresentante di uno Stato estero sotto tutela internazionale con lo scopo di complicare le relazioni internazionali e l'incriminazione di una persona che si sa innocente.

Franco de Stefani